A Villa Croce "In Ricordo di un amico", la personale di Pesce in omaggio a Germano Celant
Si apre a Villa Croce In ricordo di un amico, la personale di Gaetano Pesce. Un omaggio al lavoro e alla ricerca di uno dei maestri del design e architettura contemporanea, celebrato a livello internazionale. Una grande esposizione, che vuole anche essere un omaggio a un amico recentemente scomparso, Germano Celant, altro grande personaggio del mondo della cultura contemporanea, figura fondamentale per la storia dell’arte.
Un amico, che Pesce ricorda con queste parole: un’amicizia che è iniziata quando eravamo ai nostri inizi...... Germano era un anno più giovane di me e ci conoscemmo a Genova quando lui era ancora studente e io avevo una mostra alla galleria La Carabaga diretta da Guido Ziveri: era credo l’inizio anni 60. Da allora ci vedevamo di tanto in tanto ai quattro angoli del mondo. Più spesso quando, sia Germano che io decidemmo, senza sapere l’uno dell’altro, di vivere a New York.
Io ci venni con la famiglia e vivevamo a Prospect Park, lui si trasferì da solo e viveva a Lafayette St. Germano con il tempo diventò curatore al Guggenheim Museum e io continuavo a perdermi nelle mie ricerche. Ci vedevamo saltuariamente, ma lo straordinario avvenne quando Germano conobbe Paris Murray che lavorava nella galleria Blum Hellman che si trovava in Greene st. al numero 80, al piano terra di dove avevo lo studio. Poi arrivò Argento e con il tempo Germano e la sua famiglia si trasferirono a Milano.
Talvolta, nei miei viaggi nella città lombarda lo visitavo nella sua bellissima casa. Nell’aprile 2020 venne a New York e mi telefonò per vedermi nel mio laboratorio al Navy Yard. Il mattino della sua visita mi avvertì dicendo che non si sentiva bene e che sarebbe ritornato a Milano quel pomeriggio stesso. Qualche tempo dopo, da Paris, venni a sapere che Germano ci aveva lasciato a causa del covid.
«La mostra In ricordo di un amico è un progetto che non si conclude negli spazi chiusi del museo ma esplode all’esterno, con quattro sculture fuori scala che “arredano” il centro della città – spiega l’assessore alle Politiche culturale Barbara Grosso – si parte da piazza Fontane Marose con la Maestà tradita, si prosegue verso piazza De Ferrari, dove si trova la Up di stracci gigante e si conclude in piazza Matteotti con la Sedia Portaritratti».
Il percorso si conclude nuovamente a Villa Croce dove, nel parco, di fronte al nuovo profilo del waterfront in piena trasformazione, domina una scultura totalmente inedita, La Crocefissione della manualità, realizzata da Pesce nel 2020, durante il periodo del lockdown ed esposta per la prima volta in occasione della mostra di Genova.
All’interno del Museo di Villa Croce, la mostra intreccia sui due piani lavori storici e rivisitati, come l’iconica poltrona Up5&6 che si impone nello spazio che accoglie i visitatori al piano terra, con le sue forme antropomorfe ingigantite da dea della fertilità che, nello stesso tempo, denunciano la condizione della donna, ancora oggi vittima di violenze, o Moloch del 1972, una versione macro della celebre lampada da tavolo L1, nata nel 1937 grazie al designer Jacob Jacobsen, con i lavori più recenti come le Pelli (Industrial Skin) in resina sottile come uno strato di epidermide, appesi al soffitto della grande stanza decorata al primo piano, i Vasi, che sembrano sciogliersi come cera colorata fusa, i tavoli e le sedie, alcune come la serie Pratt chair iniziate già negli anni ‘80 e le lampade, il Pulcinella e la Donna applique di papier maché ricoperto di resina poliuretanica.
Artista, architetto scultore e designer, spezzino di nascita ma ormai stabilmente a New York, dove vive dal 1980, Pesce si è sempre contraddistinto come autore eccentrico ed ecclettico, espressione dell’ala più innovativa e radicale dell’Italian Design degli anni ’60.
Principale motore dell’artista è la continua sperimentazione che investe sia le forme, con i suoi oggetti, decisamente materici, che assumono aspetti bizzarri e imprevedibili, sia i materiali, spesso morbidi, leggeri e trasformabili al tatto, perché sono vivi e in movimento, come le resine, il poliuretano, l’elastome e il silicone.
Le opere che ne nascono sono pezzi unici, con una propria individualità che li distingue l’uno dall’altro perché, secondo Pesce “La democrazia deve garantire e proteggere la diversità, non l’uguaglianza”
La variazione e la pluridisciplinarietà sono gli elementi fondamentali del suo modo di procedere e del suo fare arte, un’arte che vuole essere “attiva” per portare un cambio positivo nella società contemporanea.
La rassegna, che rimarrà allestita a Villa Croce e negli altri spazi cittadini dal 24 settembre al prossimo 9 gennaio, è a cura dello Studio Gaetano Pesce, New York.
Gaetano Pesce nasce alla Spezia nel 1939, si trasferisce a Venezia, dove si laurea in Architettura alla IUAV con gli insegnamenti, tra gli altri, di Carlo Scarpa, Franco Albini, Bruno Zevi e frequentando a Venezia l’Istituto Superiore di Disegno Industriale
Nel 1959 fonda, con Milena Vettori e altri artisti, il Gruppo N, che sperimenta una ricerca di tipo ottico-cinetico. Ma presto si allontana da questa impostazione e, dopo l’incontro con Cesare Cassina, fondatore con Piero Busnelli dell’azienda C&B, (ora B&B Italia), che gli permetterà di sperimentare materiali e soluzioni innovative, produce nel 1969 per l’azienda la Serie UP, sedute in poliuretano di cui la più nota è Up5 legata al pouf Up6. Nel 1971 fonda, al Centro di Ricerca e Sviluppo di Cassina, la società Bracciodiferro: con l’architetto e designer Alessandro Mendini, creando oggetti di art design ironici e provocatori. Nel 1972, al MoMa di New York, partecipa alla mostra curata da Emilio Ambasz, Italy, the New Domestic Landscape, che lancia definitivamente il design italiano in campo internazionale.
Prima di trasferirsi a New York nel 1980, dove attualmente vive e lavora, Pesce ha vissuto per molto tempo in diverse città e nazioni insegnando per molti anni all’Institut d’Architecture et d’Etudes Urbaines di Strasburgo, alla Cooper Union di New York, al Politecnico di Hong Kong e alla Scuola di architettura di San Paolo del Brasile.
Tra i suoi progetti architettonici più efficaci si ricorda la Torre Pluralistica di San Paolo del Brasile, del 1987, l’Organic Building di Osaka, completato nel 1993, edificio di 9 piani che anticipa il concetto di giardino verticale, La Bahia House nel 1998 in Brasile, il Pink Pavillon alla Bovisa di Milano nel 2007, la casa “Pesce Trullo” nel 2010 a Carovigno, in Puglia.
Le sue opere sono parte delle collezioni di prestigiosi musei nazionali e internazionali come il Triennale Design Museum di Milano, il MoMa di New York, il Victoria e Albert Museum di Londra, il Centre Pompidou di Pargi, il Canadian Center for Architecture in Montreal e il Metropolitan Museum in New York.
Nel 2014 il museo MAXXI di Roma gli ha dedicato una grande esposizione Gaetano Pesce. Il tempo della diversità.
Tra pochi giorni, il Design Society di Shezen in Cina e la galleria Salon94, a New York, gli dedicheranno un’ampia retrospettiva.