Presentato oggi in piazza De Ferrari il mezzo brandizzato "Qui non c'è posto per la violenza"
Un bus Amt per sensibilizzare i viaggiatori e i genovesi contro la violenza sulle donne. L'iniziativa, promossa da Regione Liguria sul sistema tpl ligure, è stata presentata oggi in piazza De Ferrari alla presentaza del presidente Giovanni Toti, degli assessori comunali alle Pari opportunità Giorgio Viale e ai Grandi eventi Paola Bordilli e dell'assessore regionale alle Pari opportunità Simona Ferro.
Gli autobus, brandizzati con un bollino di colore rosso sui sedili e con lo slogan sulle fiancate “Qui non c’è posto per la violenza” saranno 10 extraurbani, 10 urbani e uno decorato integralmente a Genova, 6 ad Imperia, 8 a Savona e 6 a La Spezia. Gli autobus, che stanno già circolando in tutto il territorio ligure, il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, saranno anche presenti in piazza De Ferrari a Genova, in piazza Mentana (davanti al Teatro Civico) a La Spezia, in piazza Mameli a Savona, in Largo Nannolo Piana a Imperia.
“Sono convinto che campagne come questa siano indispensabili – spiega l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di Genova Giorgio Viale – perché alcune persone non hanno ancora ben chiaro in testa che molestie e violenze siano solo due facce della stessa orribile medaglia. La campagna però diventa importante non solo sotto il punto di vista della sensibilizzazione, ma anche da quello della comunicazione perché metterà a disposizione delle donne, in maniera discreta anche per evitar loro di aggravare situazioni magari già borderline, di poter acquisire informazioni sui centri antiviolenza più vicini ai quali chiedere aiuto”.
"La violenza contro le donne è, purtroppo, un tema ancora di stretta attualità. La campagna di sensibilizzazione avviata da Regione Liguria - dichiara l'assessore alla mobilità integrata e ai trasporti del Comune di Genova Matteo Campora - insieme alle aziende liguri di trasporto pubblico locale, tra cui AMT, può dare una spinta ulteriore alla lotta contro una piaga purulenta della nostra società che deve vederci uniti nel difendere le donne da ogni forma di sopruso, valorizzando allo stesso tempo il loro fondamentale ruolo nella società, nel lavoro e nella famiglia".
“Quanto avviene a volte sui nostri mezzi è purtroppo specchio di alcuni limiti della nostra società – racconta Marco Beltrami, presidente AMT -; abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta della Regione di questa campagna proprio perché vogliamo veramente che il trasporto pubblico sia un posto sicuro, più sicuro, per le donne e in generale per tutti. Facciamo formazione, abbiamo telecamere e procedure organizzative per intervenire ogni volta che si presenta un problema, ma è fondamentale l'attenzione di tutti e una sensibilizzazione diffusa”.
I dati relativi al 2020 hanno confermato il trend degli anni precedenti che vede una progressiva, seppur lenta, diminuzione del numero delle donne che si sono rivolte ai Centri e delle conseguenti prese in carico per l’elaborazione di un percorso personalizzato di uscita dalla violenza. La diminuzione di accessi durante il lockdown è però stata compensata nella seconda metà dell'anno da un aumento degli accessi che è continuato anche nel 2021. Delle 801 donne prese in carico dai Centri Antiviolenza, in più del 87% dei casi è poi seguita l’elaborazione di un percorso personalizzato di uscita dalla violenza. Le donne che si sono rivolte ai Centri nel corso del 2020 sono per il 31% donne tra i 40 e i 49 anni, a cui segue il 24% di quelle nella fascia 30-39, con un andamento pressoché assimilabile a quello degli anni precedenti. L’analisi della nazionalità delle situazioni in carico ai Centri Antiviolenza conferma una maggioranza di donne italiane, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente (71% sul totale del 2020, contro il 65% del 2019). Le donne che si rivolgono ai Centri Antiviolenza hanno, in genere, un grado di istruzione medio-alto. Si tratta di un elemento che sovente non viene rilevato (231 schede su 801 – 29%), ma i dati disponibili confermano che, tra le situazioni seguite, le donne che si sono fermate all’obbligo scolastico o prima sono in netta minoranza rispetto alle diplomate e alle laureate (in totale il 47%). Questo dato sicuramente conferma il carattere trasversale della violenza di genere, che non colpisce solo strati di popolazione in situazione di marginalità sociale, ma anche famiglie in cui la donna ha gli strumenti per essere consapevole dei propri diritti e dei comportamenti che costituiscono reati