Seconda edizione del progetto Chiese dei Palazzi dei Rolli e insolite scene dal presepe barocco di Palazzo Rosso
Dopo il grande successo dello scorso anno, con oltre tre milioni di spettatori coinvolti e di video trasmessi su tutti i canali nazionali e ospitati sui portali di divulgazione artistica e culturale, le chiese genovesi riaprono le loro porte.
Questa volta saranno le più straordinarie perle nascoste dell’antico e ormai totalmente scomparso quartiere di Portoria a raccontare di arte e sviluppo urbano della città, a partire dall’anno Mille, fino alla metà dell’Ottocento. Dalla Genova regina del Mediterraneo nel Medioevo alla grande Genova industriale, le chiese hanno sempre fatto parte della sua straordinaria storia.
Parte dal 27 dicembre, e prosegue sino al 5 gennaio, la seconda edizione di Chiese dei Palazzi dei Rolli, un progetto realizzato dall'assessorato alle Politiche culturali del Comune, con il patrocinio dell'Arcidiocesi di Genova, Ufficio Beni Culturali e con la collaborazione dell’Università di Genova.
L’iniziativa, oltre alle visite in presenza, offrirà anche una sezione digital disponibile al link https://www.visitgenoa.it/chiesedeirolli/, con foto di Fabio Bussalino e video di Lorenzo Zeppa, che avranno come tema la Basilica della Santissima Annunziata di Portoria, la Chiesa di Santo Stefano e chiesa di Nostra Signora della Consolazione, la Chiesa di Santa Marta e chiesa di Santa Croce e San Camillo.
Le visite guidate, condotte dai divulgatori scientifici, sono gratuite e possono essere prenotate sul sito di Happy Ticket, a partire dal 20 dicembre. Obbligo di green pass.
Sarà anche possibile visitare gratuitamente il Museo dei Beni Culturali Cappuccini, sempre su prenotazione lunedì 27, martedì 28 e mercoledì 29 dicembre dalle h. 10 alle 13 e dalle 14 alle 18.30.
Tutte le info al link https://www.visitgenoa.it/chiesedeirolli/
Iren – sponsor istituzionale del Comune dei Genova
Radio Monte Carlo – media partner del Comune di Genova
Contestualmente, in Strada Nuova una selezione di figure da presepe del Museo Luxoro popola due scene inconsuete nella tradizione moderna: la Presentazione di Gesù al Tempio e la Fuga in Egitto. Una scena dell’Adorazione dei Magi, con figure che arrivano dalla chiesa di San Bartolomeo di Staglieno, è invece allestita nel Palazzo delle Regione, con affaccio su piazza De Ferrari e rappresenta la prima tappa di un vero e proprio percorso, che rimarrà disponibile sino al prossimo 6 febbraio.
Riprende così una tradizione documentata storicamente anche nella Genova barocca, ma di fatto non più in auge nel corso del Novecento. L’allestimento del presepe prevedeva l’avvicendarsi, nell’arco del ciclo liturgico natalizio e con accorgimenti scenografici appropriati, di più scene legate al ciclo della nascita e prima infanzia di Gesù: dalla Natività alla Fuga in Egitto, per l’appunto.
Le figure protagoniste delle due scene appartengono alle due tipologie diffuse in ambito genovese: a manichino ligneo vestito con abiti in tessuto, quelle che animano la scena della Presentazione al Tempio e altre, interamente scolpite e policromate, animano invece la scena della Fuga in Egitto. La scenografia è costituita da sagome in cartone, sul modello degli antichi cartelami, realizzate dagli allievi dei corsi di decorazione dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.
«Sarà un Natale all’insegna di arte e cultura, che coinvolgerà cittadini e visitatori in un affascinante percorso; un viaggio tra secoli di storia che passa attraverso le Chiese dei Rolli e il presepe barocco allestito a Palazzo Rosso e visibile da Strada Nuova – spiega l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso – Anche quest’anno abbiamo voluto mostrare alla città i nostri tesori artistici, così come le famiglie proprietarie dei Rolli avevano fatto secoli fa arricchendo le chiese, luoghi per eccellenza aperti al grande pubblico, di opere straordinarie che chiunque poteva ammirare, indipendentemente dal suo ceto sociale. Dopo il successo dello scorso anno - continua Grosso - il mio assessorato ha voluto nuovamente puntare su questo evento di alta qualità, che quest’anno abbraccia un arco temporale più vasto e si arricchisce delle due scene del presepe, con personaggi conservati al Museo Luxoro. A queste iniziative si aggiunge l’illuminazione scenografica dei Palazzi dei Rolli in Strada Nuova che, con i suoi colori tipicamente natalizi, riempie di magia le festività 2021».
«Dopo il grande successo delle edizioni Live & Digital dei Rolli Days, ci è sembrato naturale riproporre questo formato anche per l’evento natalizio, nato lo scorso anno, e che spero possa essere un appuntamento fisso per il futuro. Le visite e i video faranno conoscere quegli strepitosi luoghi di arte, storia, cultura e tradizione cultuale che sono le chiese genovesi – racconta il curatore scientifico dei Rolli Days Giacomo Montanari – con il valore aggiunto di farne anche luoghi di formazione, attraverso la presenza dei divulgatori scientifici. Genova conferma di essere all’avanguardia nella valorizzazione del suo patrimonio storico e artistico, ma il lavoro da fare resta tantissimo e, come accade in questi casi, la partecipazione di tutti gli enti proprietari e preposti alla tutela e alla divulgazione è la condizione indispensabile per guardare al futuro con fiducia».
Ecco le chiese che potranno essere visitate, a partire dal 27 dicembre:
Chiesa Santa Croce e San Camillo - La straordinaria potenza del periodo tardo barocco genovese
Dedicato alla Sacra Croce e al culto di Camillo de Lellis, l’edificio venne edificato nella sua architettura attuale a partire dal 1667 per ospitare la congregazione dei Padri Camillani, attivi in quegli anni nell’adiacente Ospedale di Pammatone. La chiesa venne innalzata sopra alle rovine del preesistente oratorio della Crocetta su probabile disegno dell’architetto Carlo Muttone, già attivo nella cappella gentilizia della famiglia Spinola di San Luca, che in questo caso costruì una pianta a croce greca che permise la creazione di un’ampia cupola centrale. La decorazione pittorica della chiesa viene affidata a inizio Settecento a Gregorio e Lorenzo de Ferrari che si avvalsero dell’aiuto del quadraturista Francesco Maria Costa per rappresentare le Storie della Croce. I pregevoli affreschi culminano con il Trionfo della Croce nel tamburo della cupola, con il simbolo cristiano che viene portato verso il cielo da alcuni angeli contornati da Patriarchi, Profeti ed Eroine Bibliche. Con questo ciclo si assiste a un primo passaggio di consegne tra il padre Gregorio e il figlio Lorenzo de Ferrari, che sarà destinato a dominare la scena artistica genovese del periodo tardobarocco del sec. XVIII. Oggi la chiesa si presenta in ottimo stato conservativo a seguito di un importante restauro realizzato in occasione della nomina di Genova a Capitale Europea della Cultura nel 2004, che ha permesso di rimediare ai gravi danneggiamenti che si abbatterono sulla zona di Portoria nel corso della Seconda Guerra Mondiale. È ancora possibile ammirare non solo la splendida decorazione ad affresco, ma anche i dipinti su tela realizzati dallo stesso Lorenzo de Ferrari e da Valerio Castello.
Chiesa di Santa Marta - Un gioiello nascosto nel cuore di Genova
Nascosta da occhi indiscreti a due passi da Piazza Corvetto e dal Palazzo Antonio Doria, oggi sede della Prefettura di Genova, la chiesa di Santa Marta è uno dei luoghi del Barocco genovese più ricchi di fascino e storia. Qui alcuni dei principali pittori attivi in città nel corso del sec. XVII vengono chiamati a decorare le pareti di un edificio che presenta la tipica architettura delle chiese monastiche femminili, basata sulla creazione di un coro rialzato sopra al portale di ingresso. Tra questi i principali sono Domenico Piola e il figlio Paolo Gerolamo, autore della decorazione coro di ingresso, Valerio Castello che lascia una delle prime testimonianze ad affresco nella navata centrale e Domenico Fiasella. Ma la chiesa conserva nella zona absidale anche una delle sculture più importanti di tutto il periodo Barocco genovese: si tratta della Santa Marta in Gloria di Filippo Parodi scolpita nel 1665. L’artista riprende in questo caso il modello berniniano dell’Estasi di Santa Teresa d’Avila realizzato per la chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, andando a plasmare il marmo con un intenso realismo accentuato dalla luce proveniente da uno squarcio della parete absidale. La chiesa era parte di un complesso monastico del quale resta oggi la Sala Capitolare e il refettorio che presenta ancora una bella decorazione ad affresco databile intorno alla meta del sec. XVI.
Chiesa di Santo Stefano - Nel cuore di una delle chiese più antiche di Genova
Collocata sopra a via XX settembre, a due passi dal Ponte Monumentale, la chiesa di Santo Stefano è uno dei luoghi più caratteristici di Genova. Ma forse non tutti sanno che all’interno di questo edificio costruito in stile romanico intorno all’anno 1000, si trova una delle opere d’arte più importanti del panorama rinascimentale italiano: la Lapidazione di Santo Stefano di Giulio Romano. Il dipinto è caratterizzato da una lunga storia che parte nel 1513 quando Giulio de’ Medici affida al suo consigliere, il vescovo Gian Mattia Giberti, la cura di alcuni siti, tra cui questa chiesa genovese che in quel tempo era sede di una commenda. Sarà proprio Giberti a commissionare nel 1520 questa tavola al giovane Giulio Romano, tra i più brillanti allievi del grande Raffaello. La tavola non è l’unico elemento di valore storico e artistico presente nell’edificio. Infatti oltre a possedere altri capolavori pittorici come il Martirio di San Bartolomeo di Giulio Cesare Procaccini, l’edificio ha un grande valore architettonico, a partire dalla facciata in marmo e pietra nera di Promontorio che venne ricostruita a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, passando per la cupola absidale ottagonale in laterizio, per arrivare sino alla cripta ricavata sotto ai 3 metri dell’abside rialzato, che resta ancora una delle principali testimonianze della prima costruzione dell’edificio.
Chiesa di Nostra Signora della Consolazione - Quattro secoli di storia nella chiesa degli Agostiniani
Già dal 1475 si hanno notizie a Genova di una chiesa dedicata a Nostra Signora della Consolazione ospitante una congregazione riformata che faceva capo all’Ordine Agostiniano. L’edificio si trovava alle pendici del colle dello Zerbino e venne distrutto a seguito della costruzione delle nuove mura di difesa della città. Il nuovo edificio venne allora edificato a partire dal 1684 nel cuore del quartiere di San Vincenzo con il patrocinio delle famiglie Durazzo, Della Torre e Canevari. Più che per la decorazione ad affresco, la chiesa si caratterizza all’interno per il grande numero di opere d’arte di periodi storici diversi, a partire dal Crocifisso dipinto alla metà del sec. XIV da un ignoto seguace di Pietro Lorenzetti, opera molto rara nel panorama artistico genovese. Seguono poi nelle navate laterali dipinti della scuola barocca genovese di artisti come Domenico Fiasella, Domenico Piola e Paolo Gerolamo Piola, che accompagnano le sculture di Bernardo Schiaffino e la particolare Natività attribuita alla scuola dei Della Robbia. Ma non è finita qua, perché nel Refettorio adiacente alla chiesa è oggi presente il piccolo ma ricco Museo Agostiniano di arte sacra, che conserva al suo interno capolavori cinquecenteschi come l’Ultima Cena attribuita a Luca Cambiaso, seicenteschi come la Sacra Famiglia di Orazio de Ferrari e settecenteschi, come la bella scultura lignea del Compianto sul Cristo Morto della bottega di Anton Maria Maragliano.
Basilica dell’Immacolata - La rivoluzione urbanistica di via Assarotti
Edificata nell’ambito del piano di ampliamento urbanistico progettato da Carlo Barabino che portò alla realizzazione di via Assarotti intorno alla metà del sec. XIX, la chiesa è probabilmente il principale monumento in stile neorinascimentale del capoluogo ligure. Il luogo di culto venne intitolato all’Immacolata Concezione pochissimi anni dopo che papa Pio IX ne proclamò il dogma nel 1854, andando a proseguire la tradizione che vedeva il culto della Madonna profondamente radicato nella città di Genova sin dall’incoronazione della vergine come Regina della Città, avvenuta nel 1637. L’elemento decorativo principale della basilica è costituito dagli esterni con il primo registro della facciata che viene scandito da lesene lavorate a merletto, che includono figure di putti e motivi fitomorfi e definiscono la tripartizione della fronte comprendente l’edicola con l’Annunciazione, il maestoso portale, e la scena della Visitazione, opera di Antonio Burlando su modello di Antonio Canepa. Il secondo registro presenta invece due logge laterali e una fascia centrale con sette nicchie contenenti altrettante statue di angeli sopra ai quali si imposta il frontone curvilineo, con rosone e cornice interna arricchita da tondi caratterizzati dalle figure del Redentore e dei santi Pietro, Matteo, Giovanni, Marco, Luca e Paolo.
Chiesa della Santissima Annunziata di Portoria - La casa di Santa Caterina
Sede del Convento dei Cappuccini sin dal 1538, la storia della chiesa è da sempre legata a quella del vicino Ospedale Pammatone, al quale era direttamente collegata tramite un camminamento interno. L’interno della chiesa si presenta come uno dei più importanti cantieri del Cinquecento genovese grazie in particolare al dualismo che si venne a creare tra Luca Cambiaso e Giovanni Battista Castello detto il Bergamasco che si dedicarono alla decorazione dell’abside. Il Bergamasco affrescò infatti la volta con Cristo Giudice e i quattro Evangelisti, mentre il Cambiaso si dedicò alle tele laterali con l’Annunciazione, la Chiamata degli Eletti e la Cacciata dei Reprobi. Sempre dello stesso periodo sono poi le decorazioni di altre importanti scuole pittoriche del Manierismo genovese come i Semino e i Calvi che si dedicano in particolare alla Cappella della Natività e a quella dedicata alla Madonna Addolorata. Ma l’elemento più strabiliante della chiesa è forse lo straordinario complesso marmoreo di Francesco Maria Schiaffino comprendente un altare e quattro statue raffiguranti l'Amor divino, la Fortezza, la Penitenza e l'Obbedienza, complesso che ospita dal 1960 il mausoleo di Santa Caterina. L’Annunziata di Portoria è infatti anche conosciuta per ospitare le reliquie di Caterina Fieschi Adorno, proclamata santa nel 1737 da papa Clemente XII per il sostegno che la donna seppe dare con i suoi servizi verso i poveri e gli ammalati del vicino ospedale di Pammatone, del quale fu addirittura direttrice divenendo un modello di ispirazione per il rinnovamento della Chiesa cattolica a cavallo tra i secc. XV e XVI.