Si è tenuta oggi la cerimonia con l’orazione commemorativa del sindaco Bucci: «Ricordare atto di responsabilità per generazioni future»
Si è svolta questa mattina la cerimonia di commemorazione dell’eccidio di Forte San Martino, dove il 14 gennaio del 1944 persero la vita per mano nazista otto concittadini genovesi.
Dopo la deposizione delle corone di alloro ai piedi della lapide in memoria dei martiri, in via Piero Gobetti, il corteo si è spostato a Forte San Martino.
Durante la cerimonia, a cura del Comitato Permanente della Resistenza della Provincia di Genova, l’orazione commemorativa del sindaco di Genova Marco Bucci: «Oggi ci riuniamo per commemorare l’80º anniversario dell'eccidio di Forte San Martino, un capitolo oscuro nella nostra storia che rappresenta uno degli episodi più dolorosi della guerra della liberazione a Genova. Dopo 80 anni, quell’evento ci parla ancora di sofferenza, coraggio e sacrificio, rimanendo un esempio da conservare per il futuro della nostra società. Ricordare, è un atto di responsabilità verso le generazioni future, fornendo loro la saggezza e l'ispirazione necessarie per affrontare le sfide del domani con determinazione e consapevolezza.».
Era la mattina del 14 gennaio del 1944 quando il professore Dino Bellucci (32 anni), il tipografo Giovanni Bertora (31 anni), lo straccivendolo Giovanni Giacalone (53 anni) il tranviere Romeo Guglielmetti (34 anni), il giornalaio Amedeo Lattanzi (54 anni), il saldatore elettrico Luigi Marsano (27 anni), l’oste Guido Mirolli (53 anni) e l’operaio Giovanni Veronelli (57 anni) vennero condotti al Forte San Martino e fucilati da ufficiali nazisti e della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) per rappresaglia a un attentato compiuto la sera precedente da una squadra dei GAP - Gruppi di Azione Patriottica - contro due ufficiali tedeschi, uno dei quali perse la vita. Gli otto concittadini genovesi, estranei ai fatti perché già arrestati in precedenza con l’accusa di essere cospiratori, erano stati prelevati nottetempo dal carcere di Marassi e sottoposti a processo sommario dal tribunale militare. A opporsi alla loro fucilazione, invano, fu il tenente dei Carabinieri Giuseppe Avezzano Comes che, insieme al suo plotone composto da venti uomini, si rifiutò di eseguire la sentenza. Successivamente, Avezzano Comes, riuscì a distruggere la nota di servizio con i nomi dei Carabinieri presenti con lui al Forte evitando loro ulteriori rappresaglie da parte delle SS e della GNR.