Giorno della memoria: al via la mostra “Scripta manent. Le leggi razziali attraverso i documenti del Consiglio comunale di Genova. Giuseppe Basevi: un caso di scuola”

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25/01/2024
mostra scripta manent

La mostra, organizzata dalla Presidenza del Consiglio comunale e ILSREC, a Tursi dal 25 gennaio all’8 febbraio, si è aperta a con la Lectio magistralis di Paolo Battifora e Chiara Dogliotti

Manuela D'Angelo

È stata inaugurata questo pomeriggio a Palazzo Tursi con il convegno “Giorno della Memoria”, la mostra “Scripta manent. Le leggi razziali attraverso i documenti del Consiglio Comunale di Genova. Giuseppe Basevi: Un caso di scuola”, organizzata dalla Presidenza del Consiglio comunale di Genova, con ILSREC, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea e la collaborazione della Comunità Ebraica di Genova e dell’Ufficio Scolastico regionale.

 

All’inaugurazione della mostra, che rimarrà aperta dal 25 gennaio all’8 febbraio, tutti i giorni dalle 10 alle 18, nel porticato superiore di palazzo Tursi, hanno partecipato il presidente del Consiglio comunale di Genova Carmelo Cassibba, il sindaco di Genova Marco Bucci, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, il presidente ILSREC Giacomo Ronzitti, il prefetto di Genova Cinzia Teresa Torraco e i consiglieri comunali Ariel Dello Strologo e Angiolo Veroli.

 

Il progetto è un focus su otto documenti, tratti dai libri conservati nell’Archivio del Consiglio comunale, che abbracciano l’arco temporale dal 1926 al 1945 e che rappresentano una eccezionale testimonianza dell’avvento delle leggi razziali e delle terribili conseguenze che hanno portato all’umanità. Si tratta di otto atti che ripercorrono la storia della città di Genova, affiancati da totem esplicativi che contestualizzano i documenti a livello nazionale e locale. In questi atti si parla della “Grande Genova”, ovvero l’annessione dei 19 comuni limitrofi alla città avvenuta nel 1926, anno di svolta per l’ordinamento del Comune; “Il Podestà e la Consulta” con la soppressione di tutti gli organi elettivi e le funzioni riunite nelle mani di un’unica figura; “Genova nel 1938” e il comizio di piazza della Vittoria anticamera dell'alleanza con la Germania e della promulgazione delle leggi razziali; “Le leggi razziali” che imposero, tra i tanti provvedimenti, anche l’esclusione dei docenti e degli studenti ebrei dalle scuole italiane; “La stagione della segregazione” che portò alla privazione dei diritti umani e alla perdita della libertà personale; “Genova libera”, il momento della caduta della Repubblica sociale e l’atto con cui avvenne l’abrogazione degli organi istituzionali instaurati dal regime; “La toponomastica nell’immediato dopoguerra”, una nuova era che a Genova si tradusse con l’intitolazione di vie e piazze a partigiani e antifascisti e infine il totem intitolato “La nascita del nuovo Paese”, quando Genova, grazie al suo importante contributo alla lotta partigiana, ottenne il conferimento della medaglia d’oro al valore militare.

 

Tra i documenti in esposizione nel porticato superiore di palazzo Tursi, grande importanza è data dall’atto che testimonia nel 1938 l’allontanamento ingiusto dalla Consulta del podestà di uno dei suoi membri più illustri, il cavalier Giuseppe Basevi, perché ebreo: accanto alla teca, attraverso l’utilizzo di un totem digitale e grazie all’Intelligenza artificiale, Basevi racconterà personalmente la sua storia al pubblico. Questa parte della mostra è stata realizzata con il contributo di Teseo, azienda genovese leader nel settore delle innovazioni digitali. L’inaugurazione della mostra è stata preceduta dal convegno “Giorno della Memoria”, con la lectio magistralis del Prof. Paolo Battifora, storico del Comitato Scientifico ILSREC dal titolo “Dalla discriminazione alla soluzione finale della questione ebraica” e quella della Prof.ssa Chiara Dogliotti, storica del Comitato Scientifico ILSREC riguardante “Giuseppe Basevi e la persecuzione ebraica a Genova: un caso di scuola”.

 

L’evento è stato ripreso ed è visibile sul canale Youtube del Comune di Genova, affinché soprattutto gli studenti delle scuole genovesi possano farne un uso didattico.

 

«Il Giorno della Memoria- dichiara il presidente del Consiglio comunale Carmelo Cassibba- ci impone un’importante riflessione: non è solo un atto di commemorazione, è un giorno nato per onorare milioni di vite spezzate, per soffermarci sullo scempio compiuto in nome di una legge scellerata. Attraverso otto documenti, tratti dai libri del Consiglio comunale, dal 1926 al 1945, abbiamo voluto testimoniare l’avvento delle leggi razziali e delle terribili conseguenze che hanno portato all’umanità. Credo sia nostro preciso dovere far sì che questi documenti, così importanti per la memoria storica collettiva, non rimangano nell’ombra su scaffali polverosi, ma vengano esibiti per permettere a chi guarda di scavare nella propria coscienza e da lì far emergere il vero sentimento con cui affrontare il Giorno della Memoria. Ed è fondamentale, a questo scopo, adeguare il linguaggio alle nuove generazioni, come abbiamo voluto fare realizzando l’eccezionale testimonianza di Giuseppe Basevi con l’Intelligenza Artificiale, affinché i gravi fatti della Shoah non sbiadiscano nel tempo, ma rimangano vividi e lucidi anche nelle menti più giovani. Dobbiamo lavorare insieme - conclude la seconda carica di Tursi - per costruire una società che respinga l'odio e la discriminazione e sono fiero che il Consiglio comunale di Genova che mi onoro di rappresentare sia specchio di questi valori, racchiudendo consiglieri di diverse etnie, di diverse religioni, ma dell’unica e sola razza esistente: la razza umana».

 

"La mostra che inauguriamo oggi- dichiara il sindaco di Genova Marco Bucci- espone documenti ufficiali che riflettono il dibattito e le decisioni adottate dalla nostra città in uno dei periodi più oscuri della storia dell'umanità. Oggi, ci impegniamo a continuare la tradizione di essere guardiani della libertà e difensori dei valori che hanno ispirato quegli anni di lotta. Ogni storia e ogni testimonianza sono un tassello del mosaico della memoria che dobbiamo preservare e trasmettere alle future generazioni. Ricordare, insegnare, approfondire e riflettere su quanto avvenuto sono veicoli fondamentali per educare i nostri ragazzi ai valori della pace, del rispetto tra i popoli e le persone e della dignità di ogni individuo."

 

«Ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria istituito per ricordare le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei e non solo, l’olocausto di uomini e donne, bambini innocenti-dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti- Conoscere la storia per non dimenticare e per imparare affinché, nessuno mai e in alcuna parte del mondo, possa far sì che si ripeta ciò che è accaduto. Ormai sappiamo infatti che non si tratta di una pagina drammatica del Novecento finita e lontana. Purtroppo, i fatti che stanno accadendo ovunque nel mondo ci dicono che quanto successo durante la Seconda Guerra Mondiale può ripetersi. E noi non abbiamo altro che la memoria come baluardo della storia. Ancora recentemente, a novembre, quando Liliana Segre è venuta a Genova per ricevere il Premio Ipazia all’Eccellenza Femminile abbiamo visto quanto questa donna che ha combattuto contro l’intolleranza e il razzismo e ha dedicato la sua vita al dovere di non dimenticare, continui ad essere un esempio per le giovani generazioni. L’iniziativa di oggi a cura della Presidenza del Consiglio comunale di Genova e di ILSREC, in collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale tratta dell’entrata in vigore delle leggi fasciste e delle leggi razziali ripercorrendo la storia di Genova dal 1926 al 1945 e facendo luce su un episodio molto particolare: l’allontanamento di Giuseppe Basevi dal Consiglio comunale perché ebreo. Un uomo cattolico, delle istituzioni, componente della Consulta del Podestà di Genova che una legge antiebraica e fascista ha voluto mandare via. Proprio questa iniziativa così specifica e particolare fornisce ulteriori elementi di un periodo caratterizzato dall’intolleranza, dall’istigazione all’odio e alla violenza e lo fa attraverso i documenti conservati all’Archivio del Consiglio comunale di Genova. Un incontro interessante e inquietante allo stesso tempo che ci fa riflettere sulla Shoah affinché il passato non diventi solo un lontano ricordo, ma continui ad essere un interlocutore vivo per il nostro presente».

 

«La storia di Giuseppe Basevi è paradigmatica di un tragico passato e monito è per il nostro presente e per il futuro delle giovani generazioni- dichiara il presidente ILSREC Giacomo Ronzitti- Egli infatti subì, come tutti gli ebrei italiani, le discriminazioni dei diritti prima e la persecuzione della vita. Il suo è davvero “un caso di scuola”. Conoscere la storia è un antidoto per combattere tutte le pulsioni razziste, antisemite e nazionaliste che purtroppo, ancora, sono presenti nelle società contemporanee».

Il pregiudizio e le persecuzioni nei confronti degli ebrei hanno segnato, nel corso dei secoli, la storia dell’Occidente. Pur essendo l’antisemitismo un elemento fondamentale della Weltanschauung nazista, non fu tuttavia Hitler a “inventare” l’odio antiebraico: le leggi razziali, varate in Germania e in Italia negli anni Trenta del ‘900, acuirono e legittimarono una millenaria prassi discriminatoria. Il processo che portò alla “Soluzione finale” fu costituito da una serie di tappe che sempre più isolarono socialmente gli ebrei e che, con lo scoppio della guerra e l’invasione della Polonia, portarono alla riesumazione dei ghetti, proliferati in Europa nei secoli XVI e XVII. Esito finale di questa politica fu la decisione dello sterminio, operato dapprima con fucilazioni di massa e poi tramite camere a gas realizzate in appositi centri di morte, da distinguersi rispetto ai lager propriamente detti.  Il Nuovo Ordine Europeo nazista avrebbe visto un continente senza più ebrei, rom e disabili (oggetto di un’apposita campagna omicida dal 1939 al 1941), con i superstiti delle popolazioni slave (sterminate per fame a decine di milioni) ridotti a schiavi dei dominatori ariani e con qualunque oppositore, o supposto tale, internato nei lager. Ciascuno di noi - per motivi di ordine “razziale”, religioso, politico, medico, sociale, culturale - avrebbe rischiato di finire nella morsa della violenza e dell’universo concentrazionario nazista.

L’intervento si apre delineando un quadro della realtà sociale ed economica dell’ebraismo genovese negli anni Trenta del Novecento e dei suoi rapporti con il tessuto cittadino in cui questa minoranza era inserita.

Si passa quindi ad esaminare l’impatto su questa realtà, gli effetti e le reazioni della legislazione razziale del 1938 che manda repentinamente in frantumi una situazione di sostanziale integrazione, privando i cittadini di origine ebraica di gran parte dei propri diritti.

Infine, si offrirà un rapido sguardo su quanto accade a Genova durante l’occupazione nazista e l’instaurazione della Repubblica sociale italiana, cioè nel momento in cui si passa a perseguitare fisicamente gli ebrei italiani e stranieri che perdono, in questa fase, lo stesso diritto alla vita. In conclusione, si illustrerà il caso di studio di Giuseppe Basevi, caso paradigmatico della logica strettamente razzista della legislazione antiebraica fascista.

 

Ultimo aggiornamento: 29/01/2024