Per il 69% si tratta di appartamenti in condominio, il 77% affidato al terzo settore. Assessore Maresca: “Obiettivo aprire gli immobili confiscati anche all’arte e alla cultura”
Sono 68 gli immobili confiscati alla criminalità organizzata che ad oggi sono nella disponibilità del Comune di Genova, 44 dei quali provengono dalla “Confisca Canfarotta” del 2019, che fino a questo momento ha costituito l’acquisizione maggiore degli ultimi due anni. A partire dal 2006, infatti, si è passati da 2 immobili a 7 trasferiti nell’anno successivo. Tra il 2015 e il 2017 gli immobili passati nella disponibilità del Comune sono stati dieci (1 e 9). Otto, invece, gli immobili trasferiti nel biennio 2022-2023, rispettivamente 7 e 1. Gli immobili sono dislocati su tutto il territorio comunale, da Ponente a Levante, in particolar modo nel Centro Storico, a Sampierdarena, a San Teodoro, a Sestri Ponente, Voltri, San Martino e Quarto.
«Quando parliamo di beni immobili confiscati alle mafie e della loro restituzione alla comunità non dobbiamo mai dimenticarci che dietro c’è un lavoro immenso – spiega l’assessore al Patrimonio Francesco Maresca – che coinvolge forze dell’ordine, Procura, Direzione antimafia e i nostri uffici. Sono tutti soggetti che meritano il nostro ringraziamento per il lavoro puntuale che svolgono ogni giorno per il ripristino e il mantenimento della legalità nella nostra città. Come amministrazione, fin da subito, abbiamo deciso di usare il pugno duro nei confronti di certe situazioni e questa politica sta dando i suoi frutti, con l’apertura di importanti attività sul nostro territorio e delle quali beneficia la cittadinanza tutta. Abbiamo numeri importanti, che devono farci riflettere sia su quanto i fenomeni mafiosi siano infiltrati in ogni dove, ma che devono anche farci essere orgogliosi del lavoro che stiamo portando avanti. Siamo alla ricerca di un immobile da intitolare ai giudici Falcone e Borsellino, emblemi della lotta alla mafia e lavoriamo alla realizzazione di un Festival dei beni confiscati. La nostra azione non si ferma».
Allo stato attuale sono gli enti del terzo settore i principali attori del processo di valorizzazione di questi beni, con una percentuale del 77%. Il 13% sono a gestione diretta del Comune, mentre l’11% sono ancora non utilizzati. La maggior parte di questi beni immobili consiste in modesti appartamenti in condomini del Centro Storico, spesso dislocati ai piani alti di edifici sprovvisti di ascensore e difficilmente accessibili: questi rappresentano il 69% dei beni, mentre il 13% sono fondi commerciali o negozi, il 16% magazzini e il 2% ville. Una parte consistente di questi locali venivano utilizzati come piazze di spaccio o come case chiuse e al momento della confisca versavano in pessimo stato manutentivo, ingombri di generi mobili e altri materiali: il processo di valorizzazione è stato reso possibile anche grazie al contributo di Regione Liguria. Molti immobili sono stati riqualificati per scopi abitativi: il 38% è stato destinato infatti a progetti di social housing, il 15% a progetti legati al turismo, il 14% a progetti culturali, il 12% a progetti di lavoro e il restante 21% a progetti di altro tipo. I locali a piano strada sono utilizzati come luoghi per attività ricreative, o di botteghe volte a insegnare un mestiere o eseguire riparazioni. Sono molti, e diversi, infatti, gli utilizzi degli immobili confiscati: dallo spazio concesso all’Associazione Gigi Ghirotti in via Canneto il lungo alla ciclofficina in vico Rosa. Uno degli esempi più peculiari e virtuosi è l’escape room di vico dell’Umiltà. “Enigmalavita” è una escape room che racconta, attraverso un gioco interattivo in cui occorre raccogliere degli indizi, cosa sia la mafia in Liguria. Ad aprire questa attività è stato il Clan Scout Genova 13, nel 2018, un progetto che nasce dal sogno di Stefano, un giovane scout appassionato di giochi di logica venuto prematuramente a mancare: sono stati i suoi compagni di gruppo, infatti, che hanno pensato di concretizzare quello che lui aveva immaginato. I locali e gli immobili confiscati vengono messi a disposizione tramite bando - reperibile sull’albo pretorio del comune.
«L’obiettivo per i prossimi anni – conclude l’assessore Maresca – è quello di dare agli immobili confiscati, oltre alla funzione sociale, anche una funzione culturale e artistica; il prossimo step sarà quello di prevedere anche spazi, da affidare ad associazioni, per mostre, artisti locali ed eventi culturali. Un segnale di città aperta e un percorso che dalla criminalità organizzata porti al sociale, poi all’arte e alla cultura».