
«Il fascismo nato da paura e indifferenza: due sentimenti da combattere per difendere chi non ha voce», il monito della prima cittadina genovese
«Smettere di ricordare, di parlare di quello che è stato, è un pericolo immenso, soprattutto in un momento storico in cui vediamo riaffiorare sentimenti che pensavamo non esistessero più. Non possiamo essere superficiali e derubricarli a esternazioni non consapevoli. Non bisogna smettere di ricordare e non bisogna smettere di stare all’erta. Bisogna cogliere tutti quei segnali che vanno contro la pace e la fratellanza dei popoli. Credo che chiudersi in comunità sia l’inizio di una distanza che può portare solo a cose negative. I sentimenti che stanno di nuovo emergendo vanno non solo stigmatizzati, ma vanno combattuti ricordando che cosa è successo il 3 novembre del 1943, ricordandoci cos’è l’orrore, ricordandoci cos’è il potere quando schiaccia la libertà delle persone».
Lo ha dichiarato questa sera la sindaca di Genova, Silvia Salis, durante la manifestazione “Non c’è futuro senza memoria”, che si è svolta nella sinagoga di via Bertora per commemorare il rastrellamento degli ebrei genovesi avvenuto il 3 novembre 1943 e la deportazione di 261 persone nei campi di sterminio nazisti, durante la Seconda Guerra Mondiale.
«Il fascismo nel nostro Paese – ha aggiunto Salis – è nato dall’indifferenza delle persone verso il male: paura e indifferenza sono due sentimenti che dobbiamo combattere. In questo momento di ricordo siamo chiamati a riflettere. Non dobbiamo mai smettere di allenare la memoria, di parlarne, perché i pericoli sono dietro l’angolo. Una buona politica, una buona amministrazione è quella che sta sempre dalla parte del ricordo e della memoria, dalla parte della difesa di chi non ha voce», le parole della sindaca che ha partecipato all’iniziativa organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità ebraica e al Centro Culturale “Primo Levi”.
