Due le serre in città, alla Radura della Memoria e al Porto Antico. L’assessore Cenci: «Tassello di qualità della rigenerazione urbana»
Si chiamano “Plant 240” e “Hortus” e sono i due innovativi metodi di coltivazione che Agricooltur e Urbancooltur hanno deciso di portare a Genova.
Entrambi i progetti sfruttano i principi della tecnologia aeroponica: basilico, insalata, odori e altre piante e ortaggi crescono sospesi, senza l’utilizzo di terreno e con l’acqua e gli altri nutrienti che vengono nebulizzati direttamente sulle radici, un metodo questo che con-sente di non sprecare suolo e di avere una riduzione di fertilizzanti e d’acqua quasi totale (-98%).
Vere e proprie coltivazioni a cm 0, dunque, che da oggi hanno trovato casa in due luoghi simbolo della città, la Radura della Memoria con il suo “Plant 240” e il Porto Antico con l’”Hortus”.
«Il “Plant 240” – dice l’assessore all’Urbanistica Simonetta Cenci è un tassello di rilevante qualità che si aggiunge alle iniziative già ospitate alla Radura della Memoria. L’orto aero-ponico è l’orto del futuro, garantisce prodotti freschi e apre nel cuore pulsante e nel centro della rigenerazione della Valpolcevera».
Il progetto, infatti, nasce dalla sinergia tra elettronica, agronomia e innovazione e, prosegue l’assessore Cenci «si inserisce nell’ottica che da tempo portiamo avanti nel rispetto dell’ambiente e nella ricerca di soluzioni che portino Genova a essere virtuosa e ambien-talmente all’avanguardia».
«Nella nostra azienda – spiega Bartolomeo Marco Divia’, Ceo di Agricooltur – è presente una moltitudine di competenze: agronomi, biologi, nutrizionisti, ingegneri e architetti. Il progetto nasce da un’idea condivisa che è diventata il nostro slogan: per cambiare il mondo partiamo dalle radici. Così un anno fa siamo arrivati alla costituzione di Urbancool-tur all’interno della quale è avvenuto recentemente l’ingresso di Genagricola e il Ciofs, l’istituto di formazione Maria Ausiliatrice con il fine di formare giovani e creare quello che a me piace definire “contadino di città”».
«In questo senso – aggiunge Cenci - come affermano i responsabili di Agricooltur siamo di fronte a una coltivazione pulita ed eticamente corretta. Oltre a rendere efficiente l’impiego di acqua e sostanze nutritive, infatti, questi sistemi aeroponici sfruttano l’energia pulita, abbattono le distanze tra produttore e consumatore, restituiscono vita ad aree ur-bane dismesse riuscendo a purificare l’aria in entrata dagli agenti inquinanti, restituendo-la all’esterno pulita e ossigenata in un contesto urbanizzato».
Anche l’assessore sottolinea l’aspetto sociale del progetto: «Oltre a questo vi è anche una finalità sociale, culturale e di formazione scolastica che coinvolge gli istituti del territorio e tutti i cittadini che vogliono apprendere come si opera all’interno della serra. Un percorso educativo per sensibilizzare le generazioni di domani ai concetti di salvaguardia dell’ambiente operando con ridottissimi consumi di acqua, senza l’utilizzo di pesticidi, senza inquinamento e senza largo consumo di suolo».
«Un piccolo ma importante esempio di attività produttiva che ci rimanda alla tradizione agricola della Valpolcevera. Una presenza discreta e di qualità che si proietta nel futuro proprio nella Radura della Memoria, con i suoi ricordi e con i segnali di ripresa che da qui devono partire».
E se nella Radura della Memoria le piantine cresceranno, al Porto Antico l’Hortus fungerà da infopoint e punto vendita diretto dei prodotti coltivati alla Radura. Tutti i visitatori del Porto, genovesi e non, potranno provare così il gusto unico di queste piantine: unico perché restano vive fino al loro utilizzo, quindi più saporite rispetto a tutte le altre, mantenendo inalterate le loro proprietà organolettiche.
«Genova - chiude Davia’ - ci è sembrata da subito una città aperta ad accogliere l’innovazione e a a tal proposito ringraziamo l’assessore Cenci e il presidente di porto Antico Ferrando per averci dato questa incredibile possibilità. Inoltre, Genova ci ha anche ospitati alla Genova Smart Week qualche mese fa. Non dimentichiamo che questa è la città del pesto, quindi legata strettamente a una delle piante che sono il fiore all’occhiello della produzione, il nostro profumatissimo basilico classico».