L’edizione 2020 si è svolta a Palazzo Tursi nel rispetto delle norme anti-Covid. L'Abate ha presentato i "mugugni" al Doge, impersonato dal sindaco Bucci: traffico, semafori “intelligenti”, asfaltatura delle strade gli argomenti ai quali ha risposto il primo cittadino
Genova non rinuncia a uno dei suoi momenti più identitari: si è rinnovata anche quest’anno la tradizione del Confeugo.
L’edizione 2020 si è svolta questa mattina nel Cortile porticato di Palazzo Tursi, nel rispetto delle nome di distanziamento anti Covid.
Il momento particolare ha imposto una versione ridotta alla sua essenza, ma non per questo meno emozionante: protagonisti l’Abate del Popolo, impersonato dal presidente dell’associazione A Compagna, Franco Bampi, e il Doge, rappresentato dal Sindaco Marco Bucci.
Nel Cortile di Palazzo Tursi un piccolo braciere, a ricordare simbolicamente quello che tradizionalmente viene acceso in piazza De Ferrari, sullo sfondo i Gonfaloni di Comune, Città Metropolitana e Regione e a lato il Cintraco, figura di storico banditore che annuncia e sancisce lo svolgersi della cerimonia.
Puntuale l’arrivo dell’Abate, il presidente di A Compagna Franco Bampi che, annunciato dal Cintraco, ha fatto il suo ingresso a Tursi alle 10 e si è diretto – portando in mano il rituale ramo di alloro – verso il doge-sindaco che lo attendeva alla sommità delle scale. Ed è lì, in cima allo scalone d’ingresso del Palazzo di Città che, porgendo l’alloro al Sindaco, il rappresentante del popolo genovese ha rivolto al Doge il tradizionale saluto: “ben trovou, Messê ro Duxe” che Il Sindaco, accettando il dono, ha contraccambiato, con l’altrettanto rituale: “benvegnùo, Messê l’Abou”.
Il “rito” del Confeugo ha ricordato quest’anno Amadeo Peter Giannini, tra i fondatori della Bank of America. È stato Maurizio Daccà a presentare la figura del banchiere di origine ligure, figlio di immigrati da Favale di Malvaro. Dopo il dono, offerto al Sindaco da A Compagna, di un ritratto del banchiere, la cerimonia del Confeugo è entrata nel vivo con l’invito solenne rivolto dal Cintraco all’Abate a prendere la parola per leggere, secondo la tradizione, i “mugugni”, ovvero i commenti sugli avvenimenti dell’anno trascorso, e impegni e richieste per l’anno a venire. Traffico, semafori “intelligenti”, asfaltatura delle strade sono stati gli argomenti ai quali ha risposto il primo cittadino. E non è potuto mancare un richiamo al difficile momento sanitario che la città, come il resto del mondo, sta attraversando.
A portare i saluti in rappresentanza della Regione Liguria è stato l’assessore alla cultura Ilaria Cavo.
A chiusura della cerimonia, il Sindaco, aiutato dal presidente di A Compagna, dopo aver asperso l’alloro con qualche goccia di vino come vuole la tradizione, ha acceso il fuoco.
La storia del Confeugo
Questo rito riprende un’antica tradizione della Repubblica di Genova, documentata dal secolo XIV, ma probabilmente più antica, risalendo presumibilmente al Medioevo, forse all’epoca del Comune del Popolo (XII secolo). Essa consisteva infatti nell’omaggio da parte dell’Abate, che rappresentava il Popolo, alle massime Autorità di un grosso tronco di alloro, ricoperto di rami.
Ne furono destinatari nel corso del tempo, prima il Podestà, poi il Capitano del Popolo e infine il Doge.
Esistono testimonianze del fatto che il corteo partisse dalla Valle del Bisagno e attraverso il Ponte di Sant’Agata percorresse le attuali via San Vincenzo, Via Porta d’Archi, vico Dritto Ponticello, Porta Sant’Andrea fino ad arrivare al Palazzo del Governo, l’attuale Palazzo Ducale.
Davanti al Ducale l’Abate si rivolgeva al Doge pronunciando le seguenti frasi: “Ben trovòu Messê ro Duxe” e il Doge rispondeva “Ben vegnûo Messê l’Abbòu”. In tarda serata il Doge e il suo seguito appiccavano fuoco all’alloro, per buon auspicio, vi gettavano sopra un vaso di vino e lo addolcivano con confetti e zucchero. I presenti cercavano di portare a casa un tizzone come amuleto.
La Cerimonia venne sospesa nel Settecento e ripresa nel 1923 dall’associazione A Compagna, associazione nata in quell’anno per la tutela e la conservazione della cultura e delle tradizioni genovesi, per esser nuovamente interrotta nel 1937. Da allora è il presidente della Compagna che impersona l’Abate del Popolo, portando il tradizionale tronco d’alloro al Sindaco. Dal 1951 la Cerimonia è continuata di anno in anno sempre con l'offerta di una pianta di alloro, adorna dei colori rosso e bianco, completata con il falò rituale di un fascio di alloro ed uno scambio di auguri contornato da commenti sugli avvenimenti dell’anno trascorso e impegni e richieste per l’anno a venire.