Sono otto i dipendenti per i quali è previsto il licenziamento collettivo. L’organico dell’azienda è passato da 900 a 380
Sono otto i dipendenti per i quali la Ericsson ha previsto il licenziamento collettivo, tutti impiegati nell’ufficio acquisti e tra i 50 e i 60 anni. Secondo l’azienda svedese, non sono ricollocabili all’interno dell’azienda, né a Genova, né altrove.
«La situazione della Ericsson è paradossale - ha detto l’assessore al Lavoro e ai Rapporti sindacali Mario Mascia a margine di un tavolo coi rappresentanti sindacali che si è tenuto ieri, lunedì 23 dicembre - . Parliamo di un’azienda che grazie all'accordo di programma del 2012 ha goduto di sostanziosi finanziamenti pubblici, quali i 24 milioni di euro del MIUR, i 9,6 milioni di euro del MISE, e gli 11 milioni di euro di Regione Liguria, e dal Comune ha ottenuto a suo tempo impegni specifici sulle partite delle opere di urbanizzazione e della messa a regime delle strutture necessarie. A fronte di ciò era legittimo aspettarsi che tutte queste risorse e tutte le energie venissero profuse a favore della crescita dei livelli occupazionali e dello sviluppo economico del territorio. Dobbiamo invece registrare che l'azienda per tutta risposta ha ridotto di due terzi il suo organico nel corso di pochissimo tempo ed ha riservato quest'ultima riduzione di personale solo alla sede di Genova, quindi non alle sedi di Mestre, Milano, Napoli, Pagani (Sa), Pisa, Roma, ma solo ed esclusivamente a Genova, lasciando a casa altre otto persone del reparto acquisti, che secondo i sindacati - a dispetto di quanto sostenuto dalla parte datoriale- è sempre stato operativo, per giunta senza prospettare loro quella ricollocazione che la loro generica qualifica impiegatizia avrebbe invece potuto consigliare. Questa opzione crediamo vada ripensata dall'azienda insieme con le organizzazioni Sindacali dei lavoratori e con noi istituzioni, anche perché non vorremmo creasse un precedente e fungesse da premessa per un ulteriore smantellamento della comunità lavorativa genovese a favore di sedi estere. Teniamo a ribadire che non si può trattare Genova come il brutto anatroccolo d'Italia e che l'esperienza ultra trentennale e la professionalità di questi lavoratori non possono andare frustrate con manovre fatte a tavolino senza un ragionevole perché. Come assessore al Lavoro e come amministrazione comunale attendiamo fiduciosi gli esiti dell'incontro in Regione previsto per il prossimo 27 dicembre e senz'altro parteciperemo al successivo tavolo di confronto parti sociali - Regione/Comune, preannunciato oggi dall'Assessore regionale Ripamonti».