Il Cardinale Angelo Bagnasco saluta la città e benedice i fedeli

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24/06/2020

Nella Cattedrale di San Lorenzo l'ultima messa dell'Arcivescovo di Genova dopo 14 anni alla guida della nostra Diocesi. Sindaco Bucci: “Tutta la città Le dice grazie”

Roberto Bordi

Emozione e malinconia, nostalgia e commozione. Sono i sentimenti che hanno animato oggi 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, la comunità genovese in occasione della messa di saluto alla città dell'Arcivescovo di Genova, Sua Eminenza Angelo Bagnasco.

 

Alla funzione, celebrata alle ore 17 presso la Cattedrale di San Lorenzo, hanno assistito 200 persone: sacerdoti, diaconi, seminaristi, rappresentanti di altre confessioni religiose, autorità civili e militari. Presente anche il sindaco di Genova Marco Bucci.

 

14 anni di impegno quotidiano al servizio della città e dei genovesi, soprattutto dei soggetti più deboli. Tanto è durata l'esperienza da Arcivescovo di Genova del Cardinale Angelo Bagnasco, già presidente della Cei e capo dei Vescovi europei fino al 2021.

 

Nato a Pontevico (Brescia) nel 1943 da una coppia di genovesi sfollati a causa della guerra, Bagnasco ha legato alla città della Lanterna la maggior parte della Sua esistenza.

 

L'infanzia trascorsa tra piazza Sarzano e via Madre di Dio, il Liceo Classico presso il Seminario Arcivescovile del Chiappeto, la laurea in filosofia.

 

Ordinato sacerdote nel 1966 dall'allora Arcivescovo di Genova, Cardinale Giuseppe Siri, Bagnasco è stato protagonista di uno straordinario cammino spirituale. Sempre a stretto contatto con i fedeli, sempre al servizio della comunità, del prossimo.

 

Uno stile di vita e di comportamento che ha animato anche la Sua esperienza da Arcivescovo di Genova, iniziata ufficialmente il 24 settembre 2006.

 

Anni in cui Genova ha vissuto momenti di gioia e di dolore. Quasi tre lustri in cui Bagnasco, dall'alto del suo spessore intellettuale, religioso e umano, ha preso per mano la comunità, aiutandola a superare le avversità che si sono presentate sulla sua strada.

 

Nel corso della messa, a cui hanno assistito su maxi-schermo 600 fedeli radunati fuori dalla Cattedrale di San Lorenzo, dalla Basilica di Carignano e dalla Chiesa di Santa Zita, Monsignor Bagnasco ha voluto ricordare i passaggi più significativi del suo mandato.

 

Dopo avere definito la vita come «un fiume che scaturisce dalla sorgente del creatore», l'Arcivescovo uscente ha raccontato alcuni aspetti intimi della sua vita, a partire dal rapporto con i genitori scomparsi dopo un'esistenza caratterizzata da serenità e gioia.

 

Un lutto che ha fatto scoprire a Bagnasco la dimensione del dolore. «Conobbi nella carne viva la sofferenza. Noi, esseri umani, ci abituiamo anche alle cose più belle. La loro assenza sembra impossibile, ma così non è».

 

Quindi Bagnasco, subito dopo ad avere invitato i genovesi ad accogliere con gioia il nuovo Arcivescovo Marco Tasca, ha voluto rivolgere un messaggio speciale a tutti i fedeli.

 

Ai bambini, «germoglio della vita: sappiate ringraziare e siate docili a chi vi ama con amore pure». Agli adolescenti, «non abbiate paura delle vostre interiori turbolenze, Gesù vi è accanto, ascoltate la Sua voce». Ai giovani, «primavera del mondo: non sbagliate la vita. Esistono altezze che neppure si possono immaginare, ma che l'anima può raggiungere e che vi aspettano. Solo la verità libera da menzogne e miti, e la verità è Cristo. La Sua parola è alta ma non tradisce».

 

Alle famiglie, «culla insostituibile della vita, palestra di umanità e di fede. Non siete qualcosa da sostentare, ma la prima realtà su cui investire. Senza di voi non c'è futuro. Siate focolari di preghiera e di rigore educativo». Agli adulti, «nel pieno delle forze e con responsabilità gravi. Non è importante sentirvi importanti, ma essere utili». E agli anziani, «depositari di una saggezza che indica ciò che vale: guardiamo le giovani generazioni con affetto».

 

Poi, dopo avere salutato e ringraziato i sacerdoti («La gente ha bisogno di noi e della nostra fede, abbiate fede e fiducia»), Bagnasco si è rivolto ai «cari lavoratori: se sarò considerato vostro amico sarà per me un onore: la vostra vicinanza mi ha ricordato il duro lavoro di mio padre in fabbrica, e di mio nonno nel nostro porto. Spesso – ha detto – mi avete fermato per un saluto, una confidenza, una preghiera, un caffè. Confesso che questi gesti mi hanno incoraggiato e resteranno tra i ricordi più belli».

 

Le ultime parole di Bagnasco sono state dedicate a Genova, la sua città. «A te Genova, regina della Liguria, il mio abbraccio. Mi hai accudito da piccolo tra le macerie del dopoguerra in piazza Sarzano, negli antichi vicoli di via Ravecca, del Colle, di via Madre di Dio. Dalla mia famiglia e dalle tue case, strette tra loro come per proteggersi, ho imparato a vivere insieme, a faticare con serenità, ad accontentarmi di quello che c'era».

 

E ancora: «Grazie, Città bella ed esigente, perché mi hai accolto come tuo Pastore e Insieme abbiamo camminato. Ma ricorda: alle spalle hai i monti, terra dura e difficile che i tuoi avi, donne e uomini, hanno conquistato col sudore. Guarda questi monti che ti hanno protetta nei secoli, e che oggi devi attraversare con velocità e sicurezza per aprirti al nord Italia e dell'Europa. Guarda i tuoi monti: ti accorgerai che ti costringono ad elevare lo sguardo verso il cielo, verso Dio che ti trascende e ti accompagna. Dall'alto vedrai meglio te stessa e i tuoi figli».

 

«Non dimenticare il tuo mare – ha aggiunto – che ti invita da secoli ad osare, a intraprendere, ad accettare le sfide, a non temere l'incognito. A essere città aperta... a guardare lontano fino all'orizzonte dove la terra s'incontra con l'infinito. Mare e monti sono il grembo che ti ha generata: continuino a essere il richiamo della tua coscienza civile, morale e religiosa. San Giovanni Battista ti accompagni per il presente e per il futuro».

 

Infine un appello a Maria «Grande Madre di Dio e nostra» perché benedica «la nostra Chiesa, la Città, le famiglie. E benedici anche me, figlio di questo popolo. Amen».

 

Al termine della cerimonia, il sindaco di Genova Marco Bucci ha ringraziato così Sua Eminenza: «È per me un grande onore essere qui a portare il saluto di Genova, città che Lei ha così ben raccontato e descritto. La Chiesa di Genova ha un'importanza eccezionale grazie ai preti e ai parroci, alle associazioni e alle comunità che si occupano di chi ha più bisogno. Sono stati 14 anni con tanti cambiamenti, cose belle e meno belle. La sua guida spirituale ha mantenuto la mano sulla barra del timone per percorrere il cammino che serve ad arrivare in porto. In questi tre anni insieme abbiamo affrontato insieme grandi tragedie, su tutte il ponte Morandi e l'emergenza sanitaria. Tutta la città Le dice grazie. Lei rimarrà a Genova attorno a noi, sarà possibile incontrarla a passeggio nei caruggi e prendere un caffè a Sarzano. Eminenza, Lei farà ancora tanto per Genova con il Suo pensiero e la Sua intelligenza. Grazie di cuore per come ha condotto la nostra città e tanti auguri».

Ultimo aggiornamento: 25/06/2020