Geoportale Progetto MIAGE: I rilievi di Genova antica a tre dimensioni

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Progetto MIAGE
Notizia del: 
21/03/2023

Il territorio di Genova e il suo uso per la città hanno ormai una storia antica, che l’Ufficio SIT del Comune di Genova ha iniziato a prendere in considerazione per la ricostruzione della Genova del passato, così da comprendere e tutelare al meglio quella del presente.

 

Avendo l’Ufficio SIT iniziato a sviluppare una serie di funzionalità per la cartografia che sfruttano anche la renderizzazione, cioè restituiscono una grafica tridimensionale adatta a comprendere al meglio le caratteristiche del territorio e della città, si è scelto di occuparsi anche della cartografia antica, incrociando le informazioni fra le diverse fonti che ad oggi sono state recuperate.

Perché infatti limitarsi al presente, quando gli strumenti odierni ci permettono di rendere consultabile altrettanto funzionalmente anche il passato e il futuro?

 

Il Progetto MIAGE (Monitoraggio geo-Idrologico Antica GEnova), progetto il cui nome è un acronimo che ricostruisce la parola “miage”, cioè in genovese “mura”, è stato realizzato insieme al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ambiente della Vita (DISTAV) dell’Università degli Studi di Genova ed è stato finanziato nella fase iniziale dalla Fondazione Carige.

Il progetto abbraccia anche tematiche di tipo geologico, lavorando sulla consapevolezza del rischio, ed infatti, oltre ad essere la parola genovese “mura”, è l’acronimo di Monitoraggio geo-Idrologico Antica GEnova.

 

Il lavoro è iniziato dalle copie fotografiche delle mappe custodite nell’Archivio dell’Istituto Storico e di Cultura dell'Arma del Genio (ISCAG) di Roma, che il Comune conserva ed aveva acquisito in passato. Si tratta di acetati conservati al Matitone che riproducono la “Carta generale di difesa di Genova” disegnata dall'ingegnere Ignazio Porro negli anni ‘30 dell’Ottocento, un topografo del Regno di Sardegna precursore degli studi che portarono alla creazione dell'Istituto Geografico Militare, e ideatore e innovatore in Italia delle isoipse, cioè le curve di livello che che servono in una carta geografica a idealizzare e dare forma materiale alle quote, permettono di avere una rappresentazione topografica quantitativa e di poter compiere calcoli cartografici.

La carta di Ignazio Porro è costituita da 77 disegni alla scala 1:2000 e poi 60 riduzioni a scala 1:5000. Debitamente digitalizzate, sono state quindi georiferite, cioè sono state stese su una mappa geografica così da assegnare ad ogni punto dell’immagine una coordinata geografica.

Questo ci permette di fare già un primo confronto fra il prima e il dopo.

 

Il primo gradino del Progetto MIAGE è la digitalizzazione delle curve di livello, attribuendo il valore indicato nella stessa carta. Una volta ottenuta una specie di ragnatela, che non è altro che la ribattitura delle linee quotate, si può fare un’interpolazione, cioè si possono ottenere anche i valori di quota laddove non sono indicate dalle isoipse.

La restituzione è quindi un modello digitale del terreno antico.

 

Facciamo alcuni esempi significativi per la storia del suolo genovese.

Il promontorio di San Benigno aveva in passato una forma molto simile, in dimensioni minori, al promontorio di Portofino, cioè si protendeva verso il mare arrivando fino alla Lanterna.

La sua demolizione è iniziata in epoca medievale, ma è diventata sistematica e drastica dalla prima metà dell’Ottocento fino alla distruzione pressoché totale negli anni ‘30 del Novecento, quando è stata realizzata l’elicoidale per collegare la città a quella che allora era la camionale cioè una delle prime autostrade d’Italia.

 

Grazie alla visualizzazione del modello digitale antico siamo riusciti ad ottenere quello che era la Genova di un tempo a livello morfologico. Nei punti in cui si incontravano vuoti di informazioni, sono state recuperate alcune carte dell’Archivio Storico del Comune di Genova alla scala 1:500 e alla scala 1:200, che non riportano curve di livello, ma un cospicuo numero di quote. Queste quote erano informazioni che sono state raccolte dai rilevatori del tempo per fornire informazioni utili ai lavori di demolizione che in città non furono appunto pochi.

 

In queste carte sono presenti molte quote utili al lavoro di abbattimento del colle di Morcento, cioè il rilievo che si trovava approssimativamente nell’attuale piazza Raffaele De Ferrari. In passato la piazza, intitolata a San Domenico, era un piccolo triangolo in prossimità dell’attuale Teatro Carlo Felice, a sua volta costruito (1825) laddove era stato abbattuto il convento di San Domenico. La piazza nel tempo si è allargata, fino a raggiungere le attuali dimensioni.

Come testimonianza dell’esistenza del colle di Morcento ci rimane un toponimo, appunto via del morcento, che è una via interna, nascosta dietro al Palazzo della Borsa.

Il progetto ha visto la ricostruzione anche dell’area del quartiere di Portoria e quindi del borgo dei Lanaioli con vico dritto di Ponticello.

Tutte queste informazioni confluiranno all’interno dell'unico modello digitale di elevazione (DTM) del terreno antico.

 

Il Progetto MIAGE non è costituito soltanto da questo studio, ma anche da un lavoro di ricostruzione delle mura della città.

 

Grazie alla ricostruzione 3D ottenuta da un recento volo aerofotogrammetrico compiuto su tutta la città, è stato possibile ottenere le quote delle mura del Cinquecento e del Seicento. Il dato ha permesso di stimare le quote delle parti delle mura che sono andate perse.

Questo sta permettendo di ricostruire digitalmente tutte e due le cinte murarie, così come erano nell’Ottocento, perché ci sono alcuni tratti di mura che erano già stati profondamente modificati. Ad esempio l’Architetto di Città Carlo Barabino aveva voluto nascondere il bastione cinquecentesco dell’Acquasola all’interno della spianata che aveva fatto costruire, ottenendo muraglioni che sono falsamente cinquecenteschi.

Essendo partito il progetto dalle carte scientificamente attendibili di Ignazio Porro e non avendo a disposizione carte altrettanto attendibili ed estese per il periodo precedente, si è scelto di privilegiare la fotografia Ottocentesca con la sua affidabilità.

 

Abbiamo scelto di inserire anche alcune fotografie storiche del Centro di Documentazione per la Storia, l’Arte e l’Immagine di Genova (DocSAI) e dell’Archivio Leoni, di proprietà della Fondazione Clerici e in comodato d’uso al Mu.MA Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni.

Lo strumento è stato messo in funzione come una visualizzazione multimediale semplice, che permette, interrogando punti con coordinate geografiche identificate sulla mappa, di visualizzare immagini storiche sia ottocentesche che più recenti relative a quello spazio.

Sono state inserite anche immagini che riguardano i fenomeni alluvionali del 1970 e del 1992 (Arch. Leoni).

 

Un altro livello comprende le immagini fotografiche relative a frane (DocSAI, Arch. Leoni) che si sono verificate nel territorio genovese perché attivate da precipitazioni intense.

Può essere che si siano scatenate perché nei primi del Novecento, fino agli anni ‘20, erano stati fatti dei lavori di sbancamento che rientravano nei più ampi progetti di adeguamento della Genova ormai moderna alle nuove esigenze, abbandonando la Genova dell’Ottocento.

Gli sbancamenti operati in questo contesto in alcuni casi non sono stati presi in carico successivamente e, lasciati andare, sono evoluti in frane.

C’è un insieme di immagini (Arch. Leoni), che riguardano una zona vicino al promontorio di San Benigno, che testimoniano il caso della frana di via Digione del 21 marzo 1968, che ha provocato 19 vittime ed è sostanzialmente il risultato di uno sbancamento non organizzato del fianco della montagna una trentina di anni prima. Gli edifici costruiti a ridosso dello sbancamento sono stati poi travolti da quello che era di fatto il fronte di una cava.

 

In ultimo sono stati inseriti i volumi degli edifici storici arrivati fino ad oggi inalterati, o comunque considerabili tali, e sono stati inseriti nella rappresentazione ricavandoli dalla cartografia attuale del Comune di Genova. Quindi sono stati integrati con gli edifici presenti nella mappa e non più esistenti nelle fasi successive.

 

Questo progetto serve a consolidare la consapevolezza del rischio idrogeologico, perché aiuta a capire dove si trova un rivo tombinato attraverso calcoli cartografici o attravso il semplice raffronto. Un rivo infatti potrebbe aver cambiato percorso oppure il percorso potrebbe essere completamente conosciuto.

Dobbiamo percepire che sotto i nostri piedi ci sono a tutti gli effetti delle vie d’acqua e quando camminiamo in una zona ribassata, dobbiamo sapere che, se ci sono attorno delle aree collinari, mi devo aspettare che ci sia un rivo che scorre sotto ai miei piedi, forse tombinato in epoche storicamente lontane.

 

 

Carta storica da documenti originali archiviati presso le conservatorie storiche dell'Istituto Geografico Militare - Autorizzazione n° 7163 del 12/05/2023 (www.igmi.org)

Ultimo aggiornamento: 16/05/2023