Geoportale Visita virtuale alla mostra "Genova al tempo di Rubens: Vedute di una città Superba" (Palazzo Rosso, 6 ott. 2022 / 5 feb. 2023)

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Genova al tempo di Rubens: Vedute di una città Superba
Notizia del: 
19/07/2023

La mostra “Genova al tempo di Rubens: Vedute di una città Superba”, si è tenuta dal 6 ottobre 2022 al 5 febbraio 2023 a Palazzo Rosso in via Garibaldi 18 a cura di Andreana Serra, Direttore del DocSAI, Centro di Documentazione per la Storia, l’Arte e l’Immagine di Genova.

Con la collaborazione dell’Ufficio SIT, viene ora resa disponibile online nella sua versione digitale, navigabile nello spazio e interrogabile.

 

Accedi alla visita virtuale: https://www.museidigenova.it/virtual-tour/rubens-2023/ 

 

La mostra è nata dal desiderio di aprire al pubblico un evento complementare alla mostra "Rubens a Genova" (Palazzo Ducale, 6 ott. 2022 / 5 feb. 2023), rispondendo quindi alla richiesta dei curatori di quest'ultima di coinvolgere le strutture culturali del Comune di Genova in un network dedicato a Pieter Paul Rubens (Siegen, 28 giugno 1577 - Anversa, 30 maggio 1640). Veniva proposta la partecipazione ad una rete di istituti per cui ogni realtà, con le proprie collezioni e le proprie peculiarità, avrebbe ideato qualcosa che avesse attinenza con Rubens e il suo rapporto con la città di Genova.

 

La mostra del DOCSAI è stata allestita utilizzando quasi esclusivamente materiale delle collezioni dei tre istituti che lo compongono, riducendo al minimo la richiesta di prestiti dall’esterno, col preciso scopo di valorizzare le collezioni conservate.

Si tratta di libri antichi, perché il centro gestisce la Biblioteca specialistica di storia dell’arte; carte, vedute e dipinti che riguardano l’aspetto della città e opere selezionate all’interno della Collezione Topografica, secondo istituto che fa parte del Centro DOCSAI; fotografie storiche che provengono dal terzo istituto che è l’Archivio Fotografico.

Tranne poche cose che provengono dall’Archivio Storico del Comune, qualcosa che è stato prestato dalla biblioteca del Dipartimento Architettura e Design e un paio di vedute di privati, tutto il resto, circa 200 pezzi, proviene da queste collezioni.

 

 

Il materiale del Centro DOCSAI si presta per una ricostruzione visiva sia della Genova di inizio Seicento, quando arrivò Rubens, sia della Genova che Rubens aveva conosciuto fuori da Genova, prima di arrivare.

La sua conoscenza della genovesità non poteva che essere iniziata molto prima già nelle Fiandre. Anversa era un luogo in cui i genovesi circolavano tantissimo e quindi sicuramente aveva potuto ascoltare le loro narrazioni. Allo stesso modo aveva avuto la possibilità di vedere immagini e riproduzioni di Genova.

Inoltre non dobbiamo dimenticare che il viaggio di cultura in Italia era un percorso praticamente obbligato per tutti i pittori del Nord Europa. Il Rinascimento italiano era una materia di studio principale per un pittore di provincia e la produzione pittorica tedesca o delle Fiandre era la provincia culturale rispetto alla produzione italiana.

L’Italia era conosciuta e così anche Genova e i genovesi erano conosciuti nei luoghi che frequentava Rubens.

 

La prima sezione della mostra riguarda proprio questo: la fama di Genova fuori da Genova. Stiamo parlando di cultura visiva, di come veniva veicolata l’immagine della città e di cosa circolava di Genova fuori, soprattutto nei territori d’Oltralpe.

 

La mostra ha da subito dovuto affrontare una sfida importante, cioè rintracciare materiali visivi quando però, nel tempo di Rubens, la città è stata raffigurata pochissimo.

In passato le raffigurazioni della città, che avevano come fulcro l’editoria tedesca, rientravano in una produzione geografica che tendeva a costruire l’immagine di Genova come arco portuale, come città distesa sul mare in cui il porto era l’elemento fondante.

Il Cinquecento aveva portato ad una evoluzione di questa configurazione cittadina, perché la città intanto si era dotata di mura e aveva quindi messo tra sé e il mare una cesura che, dal punto di vista grafico, non venne aggiornata quasi per nulla fino al Settecento.

Probabilmente i genovesi nel Seicento non avevano interesse a produrre immagini di sé, che fossero aggiornate agli anni in cui in effetti stavano modificando la scenografia urbana. Sono più intenti al fare, che al mostrare.

Sarà il Settecento a vedere l’esplosione della nuova definizione iconografica della città. Tantissime sono le vedute settecentesche che, saltando a pié pari la facies medievale, riprendono invece quello che era stato fatto nel Cinquecento e soprattutto le vie nuove: Strada Nuova in prima battuta e poi successivamente Strada Balbi.

Negli anni dalla metà del Cinquecento alla metà del Seicento sono pochissimi i quadri dipinti che raffigurano la città.

 

La sfida divenne quindi far capire la città del Seicento utilizzando materiali che non erano coevi. Bisogna stare attenti, perché naturalmente chi riprende la città nel Settecento, riprende la città Cinquecentesca, ma anche quello che Rubens non aveva visto, perché si è aggiunto e sovrapposto.

Questa è stata la sfida: cercare di selezionare il materiale, senza troppe sbavature, senza creare troppa confusione in chi guarda. Qualche sbavatura c’è, è dichiarata ed è superabile, però effettivamente l’intento è quello di ridare delle suggestioni visive al visitatore, che entra nella mostra rivedendo quello che Rubens poteva aver sperimentato della nostra città.

 

L’idea fondante della mostra di Palazzo Ducale veniva dal libro sui “Palazzi di Genova” curato da Rubens e pubblicato ad Anversa nel 1622; siccome la biblioteca del Centro DOCSAI è l’unico istituto culturale pubblico di Genova a conservarne una stampa originale, sarebbe quindi stato interessante mettere in evidenza questo materiale.

 

Durante il soggiorno genovese Rubens ha commissionato e raccolto i rilievi di alcuni palazzi nobiliari e quindi li ha pubblicati nei “Palazzi di Genova” allo scopo di esportare la cultura abitativa genovese verso il Nord Europa. Si trattava di una cultura abitativa di persone nobili, ma nobili di censo e quindi sostanzialmente persone ricche e abbienti molto vicine alla borghesia del Nord Europa.

Nel Nord le classi corrispondenti non si erano ancora aggiornate sulla cultura abitativa rinascimentale e manieristica. Il volume diventava quindi una proposta all’osservazione di questi palazzi per poterli imitare, palazzi così signorili da poter ospitare un principe, che è l’essenza dei Palazzi dei Rolli di Genova, ma allo stesso tempo così comodi da poter essere abitati da una sola famiglia, da non essere così impegnativi come una corte, diversamente da quello che lui incontrava invece visitando i Gonzaga a Mantova, Firenze o altre città d’Italia, caratterizzate da un forte potere centrale.

Rubens a Genova non trova la corte di un potere centrale, trova piuttosto tante piccole corti, tanti palazzi governati e abitati da singole famiglie, che è esattamente il modello abitativo che voleva esportare al Nord.

Rubens supervisionò e fece pubblicare il volume, che si presentò come un libro piuttosto scarno, perché costituito solamente da una serie di rilievi tecnici. Nella prima edizione addirittura i palazzi non avevano neanche il nome del proprietario, perché semplicemente non interessava, ed erano identificati da lettere (A, B, C… per i 12 palazzi); non comprendeva neanche le chiese, che aggiungerà poi nella seconda edizione.

 

Questo è ciò che Rubens ha veicolato su Genova, una cultura abitativa fatta di palazzi e la comprensione profonda di una società basata su una organizzazione oligarchica e su una capacità di legare sempre il guadagno e il patrimonio del privato alla gestione della cosa pubblica, queste sono le peculiarità che Rubens aveva capito perfettamente.

 

Il libro di Rubens sui “Palazzi di Genova” diventerà inaspettatamente una fonte irrinunciabile anni più tardi, quando alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dopo i gravi bombardamenti subiti da Genova, fu necessario ricostruire anche i palazzi della via Nuova di cui Rubens aveva pubblicato le immagini. Fu possibile utilizzare quei rilievi per ricostruire le parti architettoniche danneggiate degli edifici e in particolare i tetti, colpiti da bombardamenti navali e aerei.

Il patrimonio conoscitivo costituito dal lavoro di Rubens nel Seicento è divenuto indispensabile per la ricostruzione anche in età contemporanea del patrimonio storico artistico genovese, divenendo elemento imprescindibile della loro sopravvivenza.

Ultimo aggiornamento: 04/07/2023