L’UE finanzia l’Università di Genova per scrivere un manuale con le procedure da attivare nelle situazioni di emergenza
Realizzare un manuale, da condividere e adottare a livello europeo, con tutte le indicazioni necessarie alla gestione delle emergenze, con riferimento a trasporti, logistica e mobilità, prendendo ad esempio quanto successo a Genova dopo il crollo di ponte Morandi.
È l’obiettivo del CIELI, Centro Italiano di Eccellenza sulla Logistica i Trasporti e le Infrastrutture dell’Università di Genova, che ha organizzato oggi un webinar per fare il punto sul progetto New Economic Regulation for Transport in Case of Emergency Events, finanziato dalla Commissione Europea attraverso la Direzione Generale REFORM, nell’ambito del Programma di Sostegno alle Riforme Strutturali destinato alle autorità nazionali degli Stati membri dell’Unione.
Nel corso del webinar, introdotto dal Sindaco di Genova Marco Bucci alla presenza del Direttore Generale della DG REFORM, Mario Nava, sono stati riportati gli esiti dell’indagine scientifica svolta sui principali stakeholder: Comune di Genova, Regione Liguria, Struttura Commissariale per la gestione dell’Emergenza e Struttura Commissariale per la Ricostruzione, Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, Struttura Tecnica di Missione del MIT, Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART), Rete Ferroviaria Italiana (RFI).
Come intervenire per gestire le emergenze sulle grandi infrastrutture di trasporto? Si possono immaginare misure ed interventi di tipo intermodale a carattere urgente e transitorio capaci di alleviare le conseguenze della caduta dei livelli di servizio?
Questi gli interrogativi principali cui intende rispondere il team di ricercatori del progetto, coordinati dal professor Claudio Ferrari dell’Università di Genova. Domande che i ricercatori del Cieli si sono posti dopo il crollo del viadotto sul Polcevera, il 14 agosto 2018, preceduto l’anno prima dall’incidente ferroviario di Rastatt, in Germania. È proprio da questi due eventi che è nata l’idea di identificare misure, azioni e buone pratiche da utilizzare in casi di particolare emergenza che rendano inutilizzabili parti della rete infrastrutturale per periodi prolungati, con gravi disagi per la cittadinanza e per la circolazione di persone e merci.
Nel contesto di questo progetto, il team di ricercatori del CIELI parte dal caso Genova, con l'ambizioso obiettivo di arrivare a redigere un manuale - di assistenza tecnica alle istituzioni e contenente le indicazioni per la regolazione emergenziale delle infrastrutture di trasporto - di cui il Comune di Genova è espressamente indicato come beneficiario diretto, benché i beneficiari indiretti siano potenzialmente molti di più, anche su scala europea.
Il progetto, partito nel febbraio 2020, si concluderà a metà 2022. Durante il webinar i ricercatori del Cieli hanno raccontato la genesi del progetto e le azioni condotte nel primo semestre di lavoro, che hanno riguardato la ricostruzione degli interventi e delle misure messe in atto a seguito della caduta del ponte Morandi, uno dei casi studio del progetto.
Durante il suo intervento, il sindaco di Genova Marco Bucci ha raccontato quanto fatto dal Comune di Genova nelle ore e nelle settimane successive al crollo sul fronte della mobilità, con la creazione di nuove strade per limitare i disagi legati all’interruzione del traffico autostradale, come Via della Superba, e il rafforzamento del trasporto pubblico locale. Il primo cittadino si è poi focalizzato sull’iter di costruzione del viadotto Genova San Giorgio, raccontando le peculiarità del modello Genova: efficienza, efficacia, produttività e rapidità.
Al sindaco Bucci, tra gli altri, ha replicato Mario Nava, direttore generale della DG REFORM. Nava, che si è definito ligure d’adozione, ha spiegato che la DG REFORM è stata istituita allo scopo di aiutare gli Stati membri e le amministrazioni pubbliche a fare le riforme, precisando che la struttura da lui diretta dà soldi a chi crea conoscenza. Il progetto del Cieli, ha aggiunto Nava, è stato finanziato dare forma e sostanza, a livello europeo, alla “resilience mobility”, consentendo a tutti gli Stati membri di saper reagire nei momenti di emergenza.