
Inaugurata l’esposizione con gli scatti del sindacalista dell’Italsider ucciso nel 1979 dalle Br. Assessore Grosso: “Una mostra bella ed emozionante di un Rossa intimo e inedito”
È stata inaugurata questa mattina a Palazzo Ducale la mostra “Guido Rossa fotografo. Anche in una piccola cosa”, ospitata in Sala Liguria fino al 20 febbraio.
Erano presenti il presidente e la direttrice di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura Luca Bizzarri e Serena Bertolucci, l’assessore comunale alla cultura Barbara Grosso, la figlia di Guido Rossa, Sabina, e lo storico Sergio Luzzatto, curatore della mostra insieme con Gabriele D’Autilia.
Si tratta di circa 70 fotografie, suddivise in due grandi capitoli, che oltre all’introduzione, ci guidano in un percorso ragionato attraverso la produzione di Guido Rossa fotografo. Egli, infatti, ha riservato alcuni momenti della sua vita, diversa da quelli dedicati al lavoro in fabbrica e all’impegno politico per cui lo conosciamo, alla pratica fotografica, che gli permette di registrare pezzi di mondo, grandi e piccoli, ai quali di volta in volta si accosta e con i quali cerca un silenzioso contatto di tipo affettivo-esistenziale.
«La mostra Guido Rossa fotografo – dicono i due curatori – aggiunge al suo profilo un tratto interiore, e inedito. Fin dagli anni Sessanta, Rossa ha impugnato la macchina fotografica con profonde motivazioni esistenziali. Nella memoria collettiva, la figura di Rossa è sopravvissuta quasi soltanto – finora – come quella di una “vittima del terrorismo”. Oltre quarant’anni dopo l’omicidio politico che segnò una svolta nella storia d’Italia, è venuto il momento di guardare alla figura di Guido Rossa anche secondo una prospettiva nuova. E di collocare la dimensione artistica della vita di Rossa entro la varietà dei suoi contesti: il contesto alpinistico, quello politico, quello industriale, quello culturale»
«Sono particolarmente emozionata nel presentare oggi, qui a Palazzo Ducale, insieme a voi, questa mostra – ha dichiarato l’assessore Grosso – che si inscrive nel solco delle grandi esposizioni fotografiche che da un po’ di anni Palazzo Ducale “regala” alla città. Sono immagini che ci restituiscono un Guido Rossa da guardare anche secondo una nuova prospettiva e non soltanto attraverso quella tradizionale, legata alla sua tragica uccisione per mano delle Brigate Rosse. Sono emozionata – dicevo – perché ci vedo un aspetto molto intimo, molto personale».
Rossa entra in fabbrica a quindici anni nel 1949, alla Fiat di Torino e, prima ancora di averne venti, sfida la gravità diventando una leggenda della montagna piemontese e praticando, da professionista, anche il paracadutismo.
Nel 1961 giunge a Genova, come operaio all’Italsider di Cornigliano; l’ambiente stesso in cui Eugenio Carmi è responsabile della direzione artistica e della comunicazione, rappresenta per lui non solo un con¬testo di lavoro, ma un’occasione per sperimentare la sua energia creativa.
Nel 1963 è in Nepal per misurarsi con i settemila metri del Langtang Lirung himalayano. Il suo interesse per la fotografia si sviluppa a partire da questa esperienza e si tradusse allora sia nella documentazione della spedizione del Cai, sia in una sorta di reportage sull’India e il Nepal: con un’attenzione particolare alle condizioni delle popolazioni povere, da cui rimase profondamente colpito.
Oltre alla montagna i suoi temi riguardano la natura, ma soprattutto la storia dei luoghi. Di Genova “racconta” gli antichi palazzi, i portali, gli archi, le colonne. Della Liguria descrive i paesaggi, gli uliveti, i porti con le barche, ma soprattutto, nuovamente, il paesaggio antropizzato, le strutture abitative, le chiesette, le scalinate.
Attraverso la lettura che il percorso fotografico ci suggerisce, troviamo che per Rossa c'è quasi una vita parallela in cui la dimensione sociale e politica, per quanto coinvolgente, si rivela inadeguata a soddisfare la sua personalità inquieta, sensibile all'arte e alla poesia.
La mostra sarà visitabile fino al 20 febbraio
Per info: www.palazzoducale.genova.it