
L’incontro è stato organizzato dalle società Bureau Veritas Nexta e Osmos
Monitorare e gestire la rete infrastrutturale esistente, a partire da quella autostradale, per evitare che in futuro possano ripetersi tragedie come quella del viadotto Morandi. È partendo da questo filo conduttore che stamattina, nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, si è svolto il convegno “Uno Sguardo Oltre il Ponte” organizzato dalle società Bureau Veritas Nexta e Osmos (società del gruppo francese Eren) e moderato da Matteo Dell'Antico.
All’appuntamento sono intervenuti anche il sindaco Marco Bucci, il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, il presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini e la presidente della commissione Trasporti alla Camera Raffaella Paita.
“Nel Modello Genova vi sono tante cose importanti applicabili in molte altre attività – spiega il sindaco Marco Bucci -. Le stesse procedure di semplificazione e tutto quello di positivo fatto per il Ponte è applicabile alle grandi infrastrutture ma anche ad interventi minori. Bisogna fare in modo che tutte le operazioni pubbliche siano fatte con i criteri migliori possibili. Tutte le amministrazioni pubbliche e tutti i soggetti coinvolti nei vari progetti devono lavorare per un unico obiettivo perché operando in questa maniera si possono realizzare cose notevoli”.
“Ponte Morandi, mareggiate, piano di recupero della rete autostradale, interventi di messa in sicurezza della città anche contro le alluvioni hanno fatto sì che la Liguria e Genova mettessero in campo una serie di buone pratiche diventate valide per l’intero Paese – dichiara il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti -. Attraverso il nostro impegno e la nostra metodologia abbiamo dimostrato che, anche in un quadro normativo complesso come quello italiano, quando pubbliche amministrazioni e opinione pubblica di un territorio hanno la forte volontà di raggiungere risultati importanti ciò diventa possibile. Quindi andiamo avanti su questa strada, cercando di fare tesoro delle disgrazie passate per evitare altre tragedie come quella di Ponte Morandi”.
Nel corso del convegno sono stati presentati anche i dati emersi da analisi effettuate dal Politecnico di Milano e dal confronto a livello mondiale sui rapporti infrastrutturali nazionali, numeri che confermano l’impianto infrastrutturale italiano come il “grande malato” del tessuto economico e sociale del Paese attestando un rischio cogente specie per quanto riguarda i ponti: 1.900 ponti sui 61.000 esistenti in Italia, infatti, presentano altissimi rischi strutturali e più del 50% ha un’età superiore al mezzo secolo rispetto alla media nei paesi del G7 che si attesta fra i 20 e i 30 anni.