A margine della pedalata non competitiva organizzata dai coniugi Sacchetto, nel Palazzo comunale un dialogo tra tutti i portatori di interesse sulla gestione sociale, sanitaria e politica del Parkinson e delle malattie neurodegenerative
Dopo l’avventura sportiva, con 700 km percorsi in bicicletta dal Veneto alla Liguria passando per Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Toscana, il progetto “Pedalando, Movimento di Resistenza al Parkinson” è sbarcato questo pomeriggio nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi per un convegno dedicato al Morbo di Parkinson.
Un momento di confronto aperto alla cittadinanza, con la partecipazione di medici, pazienti, associazioni, rappresentanti del mondo accademico e delle istituzioni locali che hanno raccontato le loro esperienze, lanciando un messaggio positivo e di speranza per una gestione sempre più efficace del Parkinson e delle malattie neurodegenerative.
Il convegno si è aperto con i saluti introduttivi dell’assessore alle Politiche sociali e Disabilità del Comune di Genova Lorenza Rosso che ha sottolineato il contributo del welfare nel sostegno ai malati e ai loro cari, rimarcando il valore terapeutico dell’attività fisica nella sua capacità di aumentare il benessere individuale e familiare.
Esemplare, in questo senso, la testimonianza di Lorenzo Sacchetto, ideatore insieme alla moglie e caregiver Raffaella del progetto che, girando alcune regioni italiane in bicicletta, punta a sensibilizzare e lanciare un messaggio di speranza e coraggio ai malati di Parkinson e alle loro famiglie. Sacchetto, affetto dal Morbo di Parkinson dall’età di 14 anni, grazie alla combinazione tra innovazione medica e pratica sportiva è diventato un esempio di resilienza per i circa 300.000 cittadini italiani che ne soffrono.
L’attività fisica può aiutare a rallentare il decorso della malattia, come hanno raccontato il presidente del CIP Liguria Gaetano Cuozzo e il chinesiologo di AMPA – Socio Aise Nicolò Ruzzarin, che hanno raccontato rispettivamente il contributo delle società sportive liguri e del movimento del corpo per aiutare i malati di Parkinson a combattere e rallentare il decorso della malattia.
Dopo il panel “Un nuovo approccio alla malattia per una presa in carico integrata, multidisciplinare e continuativa”, curato da Laura Avanzino (Università degli Studi di Genova e IRCCS Policlinico San Martino), Elisa Pelosin (Università degli Studi di Genova) e Cristina Basso (Responsabile Coordinamento Regionale Rete Patologie Neurodegenerative, Regione Veneto), a riscuotere grande interesse nella platea è stato Luciano Resca, presidente dell’Associazione Parkinson Ligure. Resca, nel suo intervento, ha ribadito la necessità di fare rete per garantire l’omogeneità delle cure, ricordando il prezioso lavoro svolto dalle associazioni a beneficio di chi è toccato dall’esperienza del Parkinson, con il doppio obiettivo di “stare insieme e stare meglio”.
Il convegno si è chiuso con le testimonianze di Martina Putzolu (Università degli Studi di Genova), Maria Pierantoni Giua e Barbara Moselli (Progetto Parkinsong: canto e teatro per la Malattia di Parkinson), nell’ultimo panel intitolato “Come vivere bene con la malattia di Parkinson? Esperienze e buone pratiche a confronto”, che ha lanciato ai presenti un messaggio chiaro e positivo sulle azioni che possono migliorare concretamente la vita dei malati di Parkinson, aiutandoli a convivere con la malattia mediante una serie di stimoli fisici, psicologici e spirituali.
Tra le attività che dal punto di vista fisiatrico e riabilitativo possono contribuire a rallentare la degenerazione patologica del Parkinson, si ricordano ad esempio fisioterapia, tangoterapia, coro, ginnastica in acqua, logopedia e Nordic Walking, tutte accomunate da socialità, condivisione e aggregazione.
EPIDEMIOLOGIA
Il Morbo di Parkinson è il secondo disordine neurodegenerativo più frequente dopo la malattia di Alzheimer e colpisce mediamente, nei Paesi industrializzati, 120/1.000.000 persone. La malattia è leggermente più frequente negli uomini che nelle donne (60 e 40%), colpisce circa l’1% della popolazione con più di 60 anni e raggiunge il 4% tra i soggetti oltre gli 85 anni. Nonostante la prevalenza aumenti progressivamente con l’età, la malattia può manifestarsi anche prima dei 50 o dei 40 anni (Parkinson giovanile).