
La sindaca Silvia Salis presenta un documento dedicato alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Illustrati anche i documenti previsionali programmatici del bilancio 2026/2028
Dopo la discussione degli articoli 54, interrogazioni a risposta immediata, alle 15 è iniziato il Consiglio comunale con 35 presenti.
Prima di procedere con l’ordine del giorno, sono stati portati in aula tre articoli 55, precedentemente approvati dalla Conferenza dei capigruppo.
Il primo art 55 ad oggetto “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” è stato presentato e illustrato dalla sindaca Silvia Salis.
Dopo l’intervento della sindaca, la consigliera di Vince Genova Anna Orlando ha proposto un minuto di silenzio per tutte le vittime di femminicidio.
Il secondo art 55, ad oggetto “Richiesta di discussione adeguamento tariffe AMT” è stato presentato dal consigliere di Vince Genova Pietro Piciocchi e sottoscritto da tutti i gruppi di opposizione. Il terzo art. 55 ad oggetto: “Difesa del sito ILVA di Cornigliano, tutela dell’occupazione, sostegno alle mobilitazioni sindacali e richiesta di revisione del piano governativo sulla cassa integrazione” è stato presentato dalla consigliera del Pd Martina Caputo e sottoscritto da tutti i gruppi di maggioranza. Si è poi proceduto alla discussione dei punti previsti all’Ordine del giorno della seduta del 25 novembre. Il primo: “Proposta di argomento di Consiglio, documenti previsionali programmatici 2026/2028”. Per discutere questo punto sono stati invitati a partecipare alla seduta del Consiglio i nove presidenti di Municipio. Il vicesindaco e assessore al Bilancio Alessandro Terrile ha illustrato i documenti programmatici del bilancio di previsione 2026-2028”.
Il secondo punto all’Ordine del giorno è la Delibera di Giunta al Consiglio ad oggetto “Modifica del regolamento commissioni mensa” su proposta dell’assessore ai Servizi Educativi, Diritto all’Istruzione, Formazione, Personale, Pari Opportunità e Politiche di Genere, Rita Bruzzone. Con questo atto la Giunta propone al Consiglio di: “Approvare le modifiche al “Regolamento Commissioni Mensa del Comune di Genova” e di dare atto che le modifiche al Regolamento Commissioni Mensa del Comune di Genova entrano in vigore nel quindicesimo giorno successivo alla esecutività della delibera”. Riguardo questo atto è stato presentato un emendamento dal gruppo di Fratelli d’Italia, illustrato dal consigliere Francesco Maresca. Con questo emendamento Fdi ha chiesto modifiche sul testo del regolamento in materia di “reati sui minori”, chiedendo che i requisiti fossero estesi a tutti i reati del Codice penale, affinché nessun futuro componente della commissione mensa abbia pendenze in materia di reati, non solo sui minori.
L’assessora Rita Bruzzone ha espresso, a nome della Giunta, parere favorevole all’emendamento che è stato approvato all’unanimità.
Il presidente del Consiglio comunale Claudio Villa ha quindi posto in votazione la delibera di Giunta così come emendata, che è stata approvata all’unanimità con 33 voti favorevoli.
Il terzo punto all’Ordine del giorno, ovvero la mozione ad oggetto “Promuovere le visite scolastiche al Memoriale "14 Agosto 2018" di Genova” presentata dal consigliere del Pd Si Mohamed Kaabour, è stato rinviato per l’assenza del consigliere proponente.
E’ stata quindi discussa l’ultima mozione ad oggetto “Apertura di un Ecopunto nella zona di Via Canevari” presentata dai consiglieri della Lega Paola Bordilli e Alessio Bevilacqua. Nell’atto si legge che “La promozione di un corretto conferimento dei rifiuti, tramite punti accessibili e controllati, è essenziale per migliorare il decoro e la vivibilità urbana e che gli Ecopunti sono già stati sperimentati con successo a Genova soprattutto nel territorio del centro storico e con esempi anche in altri quartieri”. Per questo si impegna sindaca e Giunta a “Continuare il lavoro intrapreso nei primi mesi del 2025 al fine di dotare la zona di Ecopunto e a procedere ad un’analisi puntuale del territorio cittadino al fine di installare Ecopunti nell’intera città e riferirne in apposite Commissioni Consiliari”.
Riguardo questo atto è stato presentato un emendamento, sempre della Lega, concordato con l’assessora Pericu, riguardante una “rimodulazione dell’impegnativa” affinché il testo risultasse più compatibile con il lavoro svolto ad inizio anno e in linea con la prosecuzione del servizio nei prossimi anni.
L’assessora all’Ambiente Silvia Pericu a nome della Giunta ha espresso parere positivo all’emendamento, che è stato quindi approvato all’unanimità. L’assessora ha espresso parere favorevole anche alla mozione presentata dalla Lega. La mozione, emendata, è stata posta in votazione e approvata all’unanimità con 33 voti favorevoli e un astenuto ( il consigliere Massimo Romeo di AVS)
Il Consiglio si è chiuso alle 18,39.
Oggi tutte e tutti siamo chiamati a rompere un silenzio. Il silenzio che spesso vede qualcuno dirci che la violenza contro le donne è solo un fatto privato, che è una parentesi sulle pagine di cronaca. Oggi rompiamo il silenzio, e diciamo di no. Diciamo con forza che la violenza contro le donne è una questione culturale, sociale e politica. E riguarda tutte e tutti noi, riguarda ciò che una società tollera, normalizza o minimizza.
Una donna che smette di uscire con le amiche perché lui è geloso. Lui le controlla l’abbigliamento. Lui decide con chi può parlare. Lui la minaccia se vuole andarsene. È una donna che vive sotto una forma di intimidazione quotidiana: è un terrorismo “di prossimità”. Invisibile. Subdolo. Eppure nessuno usa questa parola: terrorismo. È un terrorismo senza una sigla che lo definisca, ma con milioni di complici inconsapevoli. Si preferisce attenuare: crimine passionale, raptus, tragedia familiare. Ma le parole sbagliate creano politiche sbagliate. E la violenza continua.
Ecco perché servono risposte radicali. Servono risorse, interventi rapidi, formazione obbligatoria, case rifugio come infrastrutture essenziali. E serve soprattutto un cambio di paradigma: proteggere le donne come proteggiamo i cittadini da qualsiasi altra grave minaccia. La violenza non inizia mai all’improvviso, inizia con un confine che si sposta, con qualcosa che accade una volta, poi accade ancora, finché diventa normale. Ha svariate forme (economica, psicologica, fisica), ma non tutte siamo in grado di riconoscerla. Molte donne, intervistate dopo anni di maltrattamenti, dicono: “Non me ne sono accorta. Mi ha cambiata un po ’alla volta, fino a farmi pensare che la colpa fosse mia”. La violenza è anche questo: riscrivere la percezione che una
persona ha di se stessa. Dobbiamo restituirle il diritto di sentirsi libera. E poi ci sono le donne che non possono più raccontare la propria storia. Ogni volta che una donna muore per mano di un uomo che diceva di amarla assistiamo al fallimento di uno Stato, di una comunità, di una cultura che ancora considera il corpo femminile come qualcosa da controllare. E allora, oggi, cosa possiamo dire, senza retorica? Che bisogna educare i ragazzi al rispetto come forma più alta di virilità e che le ragazze non devono mai accettare ciò che toglie valore alla loro voce e alla loro persona. Che, quando succede una tragedia, bisogna smettere di chiedere “Perché non se n’è andata?” e cominciare a chiedere “Perché qualcuno ha pensato di avere il diritto di farle male?”
Noi, come comunità, abbiamo il dovere di mostrare alle donne che sono credute, amate, protette. Oggi, per favore, non fermiamoci a dire “no alla violenza”, andiamo oltre e diciamo qualcosa di più complesso: “La violenza contro le donne è il nostro problema. Non smetteremo di parlarne finché ogni donna potrà dire: sono libera”. La verità è scomoda, ma va detta proprio in quest’aula: la politica spesso arriva dopo. Dopo la denuncia, dopo l’ospedale, dopo il funerale. Non possiamo più permetterci una politica che si limita a piangere le vittime. In Italia, secondo i dati ISTAT, sono oltre 6 milioni e 400mila le donne tra i 16 e i 75 anni che hanno subìto almeno una volta una violenza fisica o sessuale: il 31,9% di tutte noi. E la Liguria è tra le regioni italiane che alzano la media nazionale: 37,6%.
E poi, in Italia, il 18,8% delle donne ha subìto violenza fisica, il 23,4% violenza sessuale e il 5,7% uno stupro o tentato stupro. Fonte: ISTAT. Nel 2024, sempre secondo ISTAT, sono state uccise 116 donne in Italia: 99 di loro sono state vittime di femminicidio. Mentre 53 sono i casi di tentato femminicidio. E sono tutti volti, vite e storie.
Non dimentichiamo mai che la violenza ha molte forme. C’è anche quella economica, fatta di esclusione, precarietà, ricatto. L’Italia è l’ultimo Paese nell’Unione Europea per gender gap salariale tre uomini e donne. Fonte Sole 24 Ore.
Ecco perché parlare di violenza significa anche parlare di opportunità. Di lavoro. Di autonomia. Di libertà reale. Serve un salto di qualità, una strategia nazionale. Trattiamo la violenza contro le donne per ciò che è: un fenomeno sistemico. Serve una legge organica che coordini giustizia, scuola, sanità, sicurezza e welfare. Come abbiamo fatto con la mafia negli anni ’90. Perché quando lo Stato capisce che un problema è strutturale, ha l’obbligo di rispondere in modo strutturale.
In Italia viene uccisa una donna ogni tre giorni. Non si può più accettare che il luogo statisticamente più pericoloso per una donna sia la propria casa. Non c’è democrazia quando una donna ha paura. E noi non smetteremo mai di parlarne.
C’è un’ultima verità che dobbiamo avere il coraggio di dire da quest’aula. Mentre la realtà, le cronache, i nomi che diventano scritte su una lapide, ci chiedono interventi seri, stabili e strutturali, c’è chi gioca a fare di tutto questo un teatrino ideologico.
Mentre le donne chiedono protezione, autodeterminazione, diritti, c’è una parte della politica che preferisce fare di temi come l’educazione sessuo-affettiva un terreno fertile per opinioni tagliate con l’accetta, becero populismo, intrattenimento da operetta politica utile solo a creare nemici immaginari e consenso facile da parte di qualcuno. Lo abbiamo visto chiaramente: chi siede al governo del Paese ha preferito attaccare progetti educativi anziché sostenere i centri antiviolenza.
Noi, invece, nell’educazione sessuo-affettiva crediamo molto. E proprio stamattina abbiamo presentato una sperimentazione che partirà in quattro scuole dell’infanzia.
È di poche ore fa la notizia della proposta di legge per introdurre il reato di femminicidio come fattispecie giuridica a sé con la pena dell’ergastolo. È di pochi giorni fa l’accordo bipartisan per arrivare a mettere nero su bianco, nel 2025 (benvenuti tra noi), che se una donna dice “no” è “no”. Ora, però, serve una visione complessiva, non annunci o provvedimenti repressivi quando ci si avvicina alle date più significative.
Non si può piangere davanti alle vittime e poi votare manovre che lasciano scoperti i territori, le case rifugio, i servizi sociali essenziali e le scuole.
Lo dico da sindaca e da donna: non basta dire che si è contro la violenza, bisogna essere contro la violenza. Anche contro quella verbale, quella psicologica, quella che ti schiaccia con le parole. Magari anche quella dei commenti sui social. Ogni omissione è un passo indietro, un ritorno verso un silenzio che ora non possiamo più permetterci. Ma quando capiremo che la violenza contro donne è una questione di Stato?
l vicesindaco e assessore al Bilancio Alessandro Terrile ha illustrato i documenti programmatici del bilancio di previsione 2026-2028”, sottolineando all'aula che "Il bilancio preventivo cuba 2,159 miliardi di euro di cui 882 mln di euro di spese in parte corrente, 274 mln di investimenti in conto capitale".
Il vice sindaco Terrile ha anche dichiarato che "Pur dovendo destinare una fetta rilevantissima del nostro bilancio al sostegno della nostra azienda di trasporto, AMT, abbiamo fatto di tutto per assicurare le risorse che servono a erogare tutti i servizi del Comune; il budget di risorse disponibili del Comune, che viene diviso tra tutte le direzioni, quest’anno parte con 164,8 mln di euro, contro i 163 dell’anno passato. In realtà l’impegno del Comune è ancora più rilevante di quello che può sembrare dal confronto tra questi due valori, perché molte delle spese correnti negli anni passati sono state coperte mediante progetti europei che hanno avuto una durata, e stanno esaurendosi. Penso ai fondi PON METRO molto utilizzati nel sostegno alla spesa sociale, che hanno una programmazione 2021-2027 e hanno iniziato la parabola di discesa nel 2025 che proseguirà nel 2026 e nel 2027. Per cui abbiamo fatto un grande sforzo per integrare con risorse del Comune la spesa che sta esaurendo il contributo di fondi finalizzati. Vale soprattutto per Servizi Sociali e Scuole, ma non solo. Se consideriamo le sole risorse del bilancio comunale (senza fondi finalizzati), la spese corrente quest’anno sale di 14,8 milioni rispetto alla previsione del 2025. Sono mantenute e incrementate le risorse per le principali istituzioni educative e culturali. La spesa corrente aumenta- continua in aula il vice sindaco- ma continuiamo a diminuire il debito del Comune. Iniziamo il 2026 con 876 milioni di debito e contiamo di chiuderlo con 837. Nonostante ciò accendiamo mutui per 47 milioni per finanziare gli investimenti. Nel 2026 il Comune farà 185 assunzioni a tempo indeterminato. Aumentano le risorse dell’Ente per sostenere gli investimenti in conto capitale. Il totale dei mutui accesi sale da 40 a 47 mln di Euro. Per il 2026 il totale delle spese di investimento in conto capitale è di 274,1 mln. Il programma triennale dei lavori pubblici cuba nel triennio complessivamente 496 mln Euro. Vengono confermati i principali accordi quadro. Cresce in particolare lo stanziamento da 600 a 900 mila euro per l’accordo quadro "muri sostegno e scarpate". Alla luce dell’impegno preso in Consiglio Comunale, e con le associazioni rappresentative degli inquilini e dei piccoli proprietari, l’aliquota IMU sugli immobili locati a canone concordato torna dallo 1,06% allo 0,78%. Viene introdotta l’esenzione IMU su immobili adibiti a prima casa che siano stati dichiarati inagibili. In forza della norma (art. 43 del D.L. 50/2022) che consente di farlo ai comuni sovraindebitati viene rimodulata l’aliquota dell’addizionale IRPEF. Viene innanzitutto alzata da 14.000 a 15.000 euro di reddito la soglia di esenzione, che comporta un risparmio di 145 euro a chi sta nella soglia tra i 14mila e 15mila €. Chi ha un reddito inferiore a 15.000 euro pagherà meno. Chi ha un reddito superiore a 15.000 euro pagherà di più, in una forbice compresa tra 30 e 78 euro all’anno a seconda del reddito dichiarato. Viene introdotta un’addizionale comunale di 3 euro sui diritti di imbarco su crociere e traghetti. Sono esclusi i residenti nel Comune di Genova e nelle Isole, gli appartenenti alle forze armate, vigili del fuoco e protezione civile. La misura era prevista da un accordo Comune-Governo sottoscritto nel 2022 e mai attuato. La Giunta precedente aveva approvato una delibera a febbraio 2025 per introdurla, poi lasciata cadere e mai approvata dal Consiglio Comunale. Il Comune di Genova ha un evidente problema di copertura della spesa che cresce, perché cresce la domanda di servizi. Le leve a disposizioni dei Comuni sono molto limitate. In conclusione, questo è un bilancio che pone l’accento su alcuni temi: servizi, sociale, scuola, manutenzioni, decoro della città, sicurezza idrogeologica, impianti sportivi, completamento delle infrastrutture, conclusione dei lavori PNRR e ovviamente il sostegno ad AMT. Sono scelte politiche che contraddistinguono una visione di città. Nella sessione di bilancio siamo certamente disponibili a valutare gli apporti e le proposte che giungeranno dal consiglio comunale, in quel dialogo tra giunta e consiglio che sta alla base del nostro ordinamento. In ultimo- ha concluso in aula il vice sindaco- un ringraziamento davvero non retorico alla sindaca e alla Giunta. Tutti hanno collaborato con serietà e responsabilità alla costruzione di questo bilancio. Un grazie agli uffici, che hanno fatto in questi mesi un lavoro straordinario e a tutti i dipendenti del Comune che hanno lavorato con solerzia, competenza, e professionalità alla redazione di un bilancio che cuba qualcosa di più di 2 miliardi di euro. Lo hanno fatto rispettando i tempi che ci consentiranno di approvare il bilancio entro la fine dell’anno.
«In data 9 ottobre scorso si è tenuta una riunione informativa sulla situazione di AMT a cui hanno partecipato oltre al sottoscritto, il collegio sindacale dell'azienda, la società di revisione legale, dirigenti del Comune, consiglieri di amministrazione di AMT e consulenti dell'azienda. Nel corso dell'incontro, a precisa domanda sulle ragioni per cui solo il 23 giugno 2025 il collegio sindacale aveva ritenuto di segnalare agli amministratori la sussistenza di elementi sintomatici di una crisi aziendale, il presidente del collegio ha risposto che si attendeva la fine della campagna elettorale. La risposta non mi stupisce perché la vicenda AMT è contrassegnata da una sorprendente sottovalutazione dei numeri e da deliberata imprudenza, perché i campanelli di allarme erano suonati, e le segnalazioni plurime erano state recapitate agli organi dell'azienda proprio dagli uffici del Comune di Genova, ed erano stati purtroppo inascoltati. Nove mesi prima della segnalazione del collegio sindacale, il 25 settembre 2024, nel corso di una riunione cosiddetta di monitoraggio, era stata segnalata una forte riduzione dei ricavi dai titoli di viaggio e un contestuale rilevante incremento dei costi, tanto che l’allora sindaco di Genova aveva richiesto di studiare ipotesi di revisione della politica tariffaria, tenendo conto della sperimentazione. Nonostante ciò, non solo non sono state adottate nuove misure di politica tariffaria, ma al contrario a dicembre 2024 il Comune di Genova intervenendo in assemblea dei soci disponeva una prima proroga della politica tariffaria fino al 30 aprile. Il 14 marzo 2025, con una comunicazione inviata da AMT anche a lei in qualità dell’allora vicesindaco, gli uffici del Comune di Genova consideravano irricevibili le previsioni elaborate da AMT per l'anno 2025 ed esprimevano preoccupazione per il deteriorarsi nel flusso di cassa. Nonostante questa comunicazione ed altre del medesimo tenore il Comune di Genova partecipava all'assemblea dei soci del 22 aprile, disponendo la proroga della sperimentazione tariffaria per altri cinque mesi e lo stesso vale per le 60 assunzioni che non sarebbero state consentite ad un'azienda non in equilibrio, ma in deroga alle regole vigenti sono state autorizzate nel corso di due diverse assemblee la prima il 27 marzo e la seconda il 23 maggio, ovvero il venerdì prima delle elezioni comunali. Quindi, abbiamo dovuto attendere la fine della campagna elettorale, perché emergesse la realtà dei fatti. Oggi queste conseguenze le pagano il Comune di Genova e i cittadini genovesi. Provvederemo a segnalare tempestivamente alle autorità di controllo e all'Autorità giudiziaria ogni elemento utile a tutelare la legalità, l'interesse pubblico e la salvaguardia del patrimonio dell'ente». Lo ha detto il vicesindaco Alessandro Terrile rispondendo all’interrogazione del consigliere di Vince Genova Pietro Piciocchi riguardante “Una dichiarazione anonima, riportata dal quotidiano Repubblica, secondo la quale il collegio sindacale di Amt avrebbe ammesso di avere sospeso il proprio giudizio sulla situazione dell'azienda in dipendenza della campagna elettorale e se l'amministrazione non ritenga di avanzare un esposto nelle sedi competenti nei confronti dei componenti del collegio sindacale”.
«A novembre di quest'anno, nel territorio di Genova, si sono verificati 13 incidenti stradali con esito mortale. Per completezza d'informazione si segnala inoltre che un incidente mortale è avvenuto fuori dal perimetro urbano; un decesso purtroppo è stato quello del nostro agente di polizia locale in servizio; un decesso è avvenuto oltre il 30º giorno dall'evento e quindi non è classificabile secondo i criteri Istat e due decessi sono dovuti a malori improvviso del conducente. Il totale complessivo dei decessi connessi alla circolazione sono 17, dei quali 13 riconducibili a dinamiche stradali avvenute nel territorio comunale. Per quanto riguarda la ripartizione temporale, invece, nel primo semestre ci sono stati cinque incidenti mortali e nel secondo otto incidenti mortali, quindi personalmente non vedo l’esponenzialità. L'attività della Polizia locale è stata mantenuta costante per tutto il 2025, sia nei servizi di controllo preventivo sia nei rilievi dei sinistri; nel primo semestre le pattuglie impiegate sono state 17.900, con 2.600 conducenti sottoposti a controllo etilometrico e 136.600 sanzioni elevati per violazioni delle norme di comportamento della sicurezza stradale. Nel secondo semestre - i dati aggiornati al 10 novembre - indicano 13.700 pattuglie impiegate, 4.900 controlli etilometrici e 98.700 sanzioni per violazione delle norme di comportamento. Il trend è costante e c’è stato un aumento di questo tipo di controlli. C’è stato sicuramente un aumento significativo dei controlli etilometrici: i dati delle sanzioni erogate nei due periodi considerati dicono che a causare questo tipo di incidenti sono state innanzitutto distrazioni alla guida, che è la prima causa, poi velocità non adeguata e poi il mancato rispetto delle precedenze. In entrambi i semestri si è verificato che nessuna sanzione per violazione del codice della strada risulta connessa agli incidenti stradali mortali. Un ulteriore elemento di analisi è che la maggior parte degli incidenti mortali è avvenuta in ambito urbano, nei tratti i rettilinei e che le vittime sono pedoni, in larga prevalenza ultra 65enni che costituiscono la categoria più colpita, le condizioni meteorologiche erano quasi sempre favorevoli e pertanto non emergono correlazioni con fenomeni climatici e nemmeno con l’uso di sostanze alcoliche o stupefacenti. Alcune considerazioni finali: il bilancio aggiornato ad oggi restituisce un quadro di sostanziale stabilità del fenomeno con una lieve concentrazione di sinistri nei mesi estivi e autunnali. La mortalità stradale a Genova risulta riconducibile principalmente a comportamenti di guida scorretti, alla vulnerabilità dei pedoni, soprattutto anziani. L'attività di controllo della Polizia locale ha confermato un ruolo preventivo efficace e riteniamo quindi opportuno proseguire con controlli mirati e con l’educazione che facciamo nelle scuole e con gli interventi a favore degli utenti più deboli per consolidare i risultati e ridurre ulteriormente gli incidenti mortali». È questa la risposta dell’assessora alla Polizia locale e alla Sicurezza urbana Arianna Viscogliosi all’interrogazione del consigliere del gruppo misto Sergio Gambino in cui si legge “Aumento del numero di incidenti stradali mortali. Si chiedono: - i dati dei decessi nei primi 6 mesi dell'anno e di quelli da luglio ad oggi. – i dati dei controlli stradali effettuati - e conseguenti sanzioni erogate dalla Polizia locale - nei primi 6 mesi dell’anno e da luglio ad oggi anche a fronte delle dichiarazioni rilasciate dall’assessore competente”.
«La situazione è complessa, se il bando verrà predisposto parteciperemo. Il 13 ottobre si è riunito l’osservatorio permanente sui beni confiscati, cha ha delineato le linee guida per il riutilizzo dei beni e la loro prospettiva, e in quella sede abbiamo manifestato la preoccupazione che Regione non pubblicasse il bando per il 2025. A seguito di approfondimenti, abbiamo scoperto che il capitolo di spesa, in effetti, non è stato ancora finanziato e abbiamo fatto una denuncia pubblica, alla quale il 31 ottobre, il presidente Bucci ha risposto sostenendo che il bando era pronto e che non c’era alcune mancanza di fondi. A noi, però, non è arrivata nessuna comunicazione istituzionale. Se non ci fosse il bando si comprometterebbe un lavoro portato avanti per anni con professionalità degli uffici comunali. Qualche dato è necessario: nel 2020 Regione ha stanziato 500 mila euro per questi interventi di manutenzione per gli immobili sequestrati alla criminalità. E noi ne utilizzammo gran parte, 400 mila euro per 44 nostri immobili. Nel 2024 ne sono arrivati 98.545,87, liquidati ad oggi per circa il 50%. Il Comune ha chiesto alla Regione un incontro ufficiale, per capire se le risorse verranno stanziate e ci stiamo preparando per candidare alcuni nostri immobili alla manutenzione straordinaria, per arrivare pronti appena e se verrà emesso il bando. Se si blocca il percorso regionale, anche le nuove acquisizioni che vorremmo intraprendere degli immobili oggi di Agenzia Nazionale si interromperebbero. Il comune può e deve fare la sua parte ma dobbiamo avere certezza che questo bando venga emesso».
Lo ha detto l’assessore Davide Patrone rispondendo alle interrogazioni dei consiglieri Edoardo Marangoni (Pd), Sara Tassara (Silvia Salis Sindaco) e Marco Mesmaeker (M5S) ad oggetto: “Preoccupante latitanza del bando di Regione Liguria dedicato alla riqualificazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, previsto dalla legge regionale n.2/2024”.
«Rispetto alle questioni poste sul Capodanno rispondo alla prima accusa, quella della scelta politica, che ovviamente fa ogni Giunta. Parlando degli elementi fattuali, Regione ha sempre contribuito agli eventi del Capodanno in forza di un accordo. Quest’anno, alle interlocuzioni intercorse, hanno risposto di attendere un bando regionale degli eventi del Capodanno. Dato che questo non arrivava, ci hanno detto di fare una richiesta formale, alla quale hanno nuovamente risposto di attendere il bando. Quando finalmente questo è arrivato, lo stanziamento era di 150 mila euro, con compartecipazione di Regione al 50 per cento. Una cifra che andrebbe bene per piccoli centri e non certo per un capoluogo di regione. Abbiamo deciso di organizzare un Capodanno che possa attrarre persone da fuori Genova e che porti un positivo indotto economico. Ci assumiamo la responsabilità di offrire alla città un evento di respiro internazionale, il tutto con la massima trasparenza. La base di importo è di 740 mila euro più IVA, mentre il costo del Tricapodanno dello scorso anno, senza alcuna trasmissione televisiva, era di oltre un milione e mezzo. La gara si è svolta in assoluta trasparenza, i documenti sono visibili».
L’assessora Tiziana Beghin ha così risposto alle interrogazioni presentate dalla consigliera Paola Bordilli (Lega): “Urgenti chiarimenti in merito all’organizzazione del Capodanno a Genova”, dal consigliere Lorenzo Pellerano (Noi Moderati): “In merito alle aspre polemiche e alle contestazioni che stanno caratterizzando l’organizzazione del concerto di Capodanno 2025, dal costo previsto di oltre 700.000 euro (al netto dell’IVA), si chiede di fornire una puntuale ricostruzione dell'iter amministrativo e di conoscere se l’amministrazione ritenga opportuno fornire chiarimenti ufficiali che giustifichino una tale somma per una sola serata di evento” e dal consigliere di Fratelli d’Italia Valeriano Vacalebre: “Informazioni in merito, successivamente alle varie, contrastati e fumose notizie apparse sulla stampa quotidiana e on-line, sulla organizzazione del programma “Genoa countdown 2026” ossia sulle manifestazioni progettate per festeggiare il capodanno 2025 a Genova”.
